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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2011 alle ore 18:48.

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Jet della Nato da combattimento durante un volo di prova (Afp)Jet della Nato da combattimento durante un volo di prova (Afp)

Da Parigi fanno sapere che i primi raids contro le forze di Gheddafi verranno effettuati tra poche ore ma attivare una 'no-fly zone' potrebbe richiedere qualche giorno alle forze alleate. "Almeno una settimana" secondo il comandante delle forze aeree statunitensi, generale Norton Schwartz che ieri, nel corso di un'audizione alla Commissione Esteri del Senato, ha definito l'iniziativa insufficiente a rovesciare la situazione sul terreno.

La risoluzione 1973 non autorizza solo il divieto di sorvolo dello spazio aereo libico ma anche il ricorso a "tutte le misure necessarie" per proteggere la popolazione civile dalla minaccia rappresentata dalle forze di Gheddafi. Un'opzione che include quindi i possibile ricorso a cacciabombardieri per colpire le forze dell'esercito libico ma non autorizza esplicitamente un attacco preventivo ai radar alle batterie antiaeree libiche definito nei giorni scorsi indispensabile dal segretario alla Difesa statunitense, Robert Gates.

A fine febbraio il generale Vincenzo Camporini, già capo di Stato maggiore dell'Aeronautica e della Difesa ipotizzò che fossero necessari non meno di 20-30 aerei per istituire la 'no-fly zone', "Servirebbero ''aerei radar, caccia intercettori, aerei rifornitori, elicotteri per la ricerca e soccorso e l'Italia potrebbe contribuire con i caccia F-16 o Eurofighter di Trapani e Gioia del colle, elicotteri combat Sar e mettendo a disposizione le nostre basi. Anche la portaerei Cavour e gli aerei Av8 della Marina potrebbero essere inseriti in questo dispositivo''. Secondo un altro ex comandante dell'Aeronautica italiana, il generale Leonardo Tricarico (già protagonista delle operazioni su Serbia e Kosovo nel 1999) solo la Nato può gestire una missione di questa entità. ''Non sono attività che si possano fare con coalizioni raccogliticce. Soltanto la Nato, con i suoi mezzi e le sue procedure, è in grado di muoversi presto e bene''.

I tempi non saranno comunque immediati e persino fonti di Downing Street citate dalla Bbc si sono mostrati cauti sull'ipotesi che gli aerei britannici possano raggiungere lo spazio aereo libico "nel giro di ore" e non si sono volute sbilanciare su un calendario preciso dell'azione militare. Gheddafi potrebbe avere tutto il tempo di chiudere la partita con i ribelli prima che sia attivo il dispositivo aereo internazionale e da questa mattina Tripoli ha già chiuso il suo spazio aereo. Oltre a schierare i jet e le navi portaerei e portaelicotteri occorre deviare il traffico aereo commerciale su aerovie lontane dalla Libia e dal Mediterraneo centrale che potrebbe diventare zona di guerra se Tripoli risponderà alle iniziative militari internazionali. Dovranno essere schierati i reparti aerei assegnando i settori di competenza, provvedendo disporre di cisterne volanti e aerei radar per il controllo dello spazio aereo libico ( questi ultimi già operativi da un paio di settimane).

Finora hanno aderito con forze militari Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Canada, Norvegia, Danimarca e Qatar con jet F/A-18, Typhoon, Rafale ed F-16, AV-8 Harrier. Solo sostegno logistico dalla Polonia, un nave antimine dal Belgio e nessun coinvolgimento di forze tedesche. Quanto all'Italia è certo che verranno messe a disposizioni le basi (si parla di Trapani, Sigonella e Goia del Colle, le prime due in Sicilia l'ultima in Puglia) ma il dispositivo aereo internazionale potrebbe utilizzare anche i piccoli aeroporti di Pantelleria e Lampedusa e la base americana a Creta di Suda Bay.

Da definire se vi sarà un ruolo per i caccia italiani F-16 e Typhoon nella 'no-fly zone' che il governo potrebbe autorizzare insieme all'impiego di aerei da attacco Tornado e Harrier per condurre raids sulla Libia anche per la soppressione delle difese aeree di Gheddafi. Va ricordato che il Trattato di amicizia italo-libico, sospeso da Roma, vieta ai due Paesi firmatari di rendere disponibili le proprie basi per attacchi contro l'altro Stato.

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