Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2011 alle ore 11:39.

My24
Vertice a Palazzo Chigi sul contributo italiano alla "no fly zone"Vertice a Palazzo Chigi sul contributo italiano alla "no fly zone"

L'Italia, nel quadro dell'attuazione della risoluzione Onu per la crisi in Libia, metterà a disposizione della coalizione internazionale non solo le basi militari, ma anche mezzi e uomini. Escluso qualsiasi intervento via terra. Le basi interessati nell'azione nei confronti della Libia saranno sette: Amendola, Aviano, Decimomannu, Sigonella, Trapani, Gioia del Colle e Pantelleria. Lo hanno detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, e il ministro della Difesa, Ignazio la Russa, riferendo dinanzi alle commissioni Difesa dei due rami del Parlamento, riunite al Senato. Lunedì prossimo, 21 marzo, é previsto un nuovo Consiglio dei ministri, a Palazzo Chigi, dedicato all'evoluzione della questione libica.

Decisione in accordo con Napolitano
L'Italia parteciperà «attivamente alla risoluzione dell'Onu» e le «indicazioni di attiva partecipazione comprendono l'uso delle basi militari, ma non soltanto», ha detto Frattini, riferendo le decisioni de
l Consiglio dei ministri straordinario convocato d'urgenza dopo il vertice che si era svolto stamattina tra ministri, capi dei servizi di sicurezza e il vertice militare della Difesa sull'intervento in Libia dopo la risoluzione Onu. Berlusconi, ha riferito al Consiglio dei ministri che ogni decisione sulla crisi in Libia «viene adottata in accordo con il presidente della Repubblica» e che «il Parlamento sarà costantemente informato ai fini delle decisioni che intenderà adottare».

Frattini: chiude l'ambasciata di Tripoli
«Abbiamo apprezzato la risoluzione dell'Onu sulla Libia che condividiamo pienamente. Il risultato complessivo é pienamente favorevole. La conseguenza che il governo italiano trae é la chiusura dell'ambasciata italiana a Tripoli», ha annunciato Frattini. Nel corso del vertice stamattina si è parlato del contributo italiano all'attuazione della "no fly zone". Che è una zona nella quale vige il divieto di volo, fatto che consente ai paesi autorizzati dall'Onu di intervenire con forze aeree per evitare bombardamenti. Gli aerei Nato potranno quindi entrare nello spazio aereo libico per bloccare gli aerei militari di Gheddafi.

La Russa: scatta l'embargo
Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha chiarito in audizione al Senato che la nuova risoluzione dell'Onu sulla Libia «fa scattare di livello l'embargo, consentendo un upgrade del blocco navale, che fino a oggi poteva soltanto esercitare una moral suasion, ma non usare la forza. La nuova risoluzione consente questo salto di livello e autorizza le navi a far rispettare l'embargo, non solo ad accertarne violazioni». L'Italia ha spiegato La Russa, ha una forte capacità di neutralizzare i radar di ipotetici avversari. «Possiamo intervenire in ogni modo con la sola tassativa esclusione di interventi via terra». Per il mantenimento della no-fly zone «serve l'intervento della Nato, perchè l'attuazione di questa zona comporta un dispiegamento di mezzi oneroso e impegnativo da tutti i punti di vista». Americani e inglesi hanno già chiesto alcune delle sette basi italiane, ha detto La Russa. Da ieri, da quando é passata la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, le basi italiani, ha ricordato La Russa, non saranno più utilizzate dagli alleati della coalizione solo per far partire azioni umanitarie verso la Libia, ma anche per l'avvio di azioni militari contro Tripoli.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi