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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2011 alle ore 14:33.

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Gheddafi tenta di accelerare perché sa che ha solo 48 ore di tempoGheddafi tenta di accelerare perché sa che ha solo 48 ore di tempo

Ancora 48 o forse 72 ore di tempo per chiudere la partita con gli insorti mettendo piede a Bengasi e Tobruk, riconquistando il cuore della Cirenaica prima che il dispositivo aereo alleato diventi pienamente operativo con la ‘no-fly zone' e i raid contro le forze governative. Sul piano tattico le colonne di Gheddafi hanno compiuto nelle ultime due notti il balzo da Agedabia (dove sono presenti ancora alcune sacche di resistenza dei ribelli) e Bengasi, la capitale della rivolta dove alcuni quartieri sembrano essere già in mano alle forze del raìs e al Jazira segnala un bilancio di 26 morti e 40 feriti negli scontri.

L'obiettivo evidente non è solo acquisire posizioni di vantaggio nei confronti degli insorti per poi completare la repressione con l'opera a più basso profilo delle forze di polizia ma anche schierare truppe e mezzi nelle aree urbane per rendere più difficili e pericolosi i raid aerei alleati. Gheddafi è consapevole che le sue difese aeree verranno spazzate via in poche ore. I suoi vecchi jet e i decrepiti missili dell'era sovietica non hanno alcuna speranza di contrastare i jet alleati. L'unica chanche militare del raìs è costringerli a bombardare le sue forze all'interno delle città dove anche le bombe più intelligenti rischiano di provocare vittime civili tra quella popolazione che la Risoluzione 1973 dell'Onu vorrebbe invece proteggere proprio da Gheddafi.

Il tempo stringe per Gheddafi ma anche per gli insorti e per gli alleati. Oggi cominceranno ad affluire nelle basi italiane gli aerei alleati: F-16 statunitensi, danesi, norvegesi e belgi, F/A 18 canadesi e spagnoli più aerei radar Awacs e cisterne volanti. Altri jet americani sono segnalati in atterraggio ad Aviano. Cacciabombardieri Mirage 2000 e Rafale francesi sono concentrati a Solenzara, in Corsica mentre a Pantelleria, la base più vicina al territorio libico, sembra verranno rischierati elicotteri per il "Combat/Sar" specializzati nel recupero dei piloti abbattuti in territorio nemico.
Typhoon e Tornado da attacco britannici sono arrivati nella base di Akrotiri, a Cipro, dove è stato attivato anche il quartier generale britannico dell'operazione Ellamy, nome assegnato da Londra al blitz contro Tripoli.

Indiscrezioni riferiscono che i jet britannici potrebbero effettuare già oggi voli intimidatori sulla Cirenaica ma molti nodi relativi al comando e controllo dell'operazione aerea sembrano ancora da risolvere. L'Italia punta a un ruolo di leadership improbabile e smentito da almeno due fatti: l'ultimatum di ieri a Gheddafi lo hanno annunciato anglo-americani e francesi insieme alla Lega Araba e il vertice di Parigi di questa mattina è stato preceduto da una riunione ristretta tra Hillary Clinton, David Cameron e Nicolas Sarkozy, nessun invito a Silvio Berlusconi anche se l'operazione non potrebbe esistere senza le sette basi aeree italiane. Anche tra i tre leader della guerra alla Libia non tutto fila liscio. Parigi vorrebbe un comando multinazionale per tenere fuori la Nato che Londra e Washington vorrebbero invece coinvolgere direttamente. Non è solo una questione di forma m anche di sostanza specie per i francesi che puntano ad ottenere la massima visibilità nazionale dopo aver riconosciuto per primi il governo degli insorti e aver spinto più di altri per una risoluzione dell'Onu che autorizzasse il ricorso alle armi. Diatribe che potrebbero aiutare Gheddafi a guadagnare il tempo necessario a riprendere il controllo della Cirenaica.

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