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Questo articolo è stato pubblicato il 19 marzo 2011 alle ore 14:59.
Per la Libia occorre «un impegno che è necessario per la pace, per la solidarietà e per i diritti e la libertà dei popoli». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenendo all'Arsenale della pace di Torino, dove ha ricevuto il premio «Artigiano per la pace», dalle mani del fondatore del Sermig Ernesto Olivero.
«Oggi servire la pace significa trovare il modo di andare incontro a popolazioni perseguitate, andare a portare aiuto, senza rimanere indifferenti alle sofferenze e alle repressioni. E sappiamo di cosa parlo», ha detto il presidente, secondo cui «la pace è ancora un obiettivo difficile. In Europa la abbiamo costruita e consolidata; oggi l'Europa è in pace, ma non è così nel resto del mondo».
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Sul tema Libia il presidente era già intervenuto in mattinata, al termine della visita ai cantieri dello stabilimento Pirelli di Settimo Torinese. «Io vedo che qui si lavora per la pace. Poi altrove facciamo la nostra parte, come membro attivo della comunità internazionale», ha aggiunto Napolitano, sottolineando che sulla questione libica sono «interessati tutti i paesi che sono nel G8, che sono nell'organizzazione delle Nazioni unite ad affermare dei principi e a esigere il rispetto di valori fondamentali, come sono i diritti umani, le aspirazioni di libertà e di giustizia sociale oggi in modo particolare nel mondo arabo».
La Russa: «Siamo amici del popolo libico»
In attesa dell'esito del vertice di Parigi, il ministro della Difesa Ignazio La Russa non ha voluto anticipare se già oggi avverranno i primi raid aerei sulla Libia, dal momento che la decisione cruciale potrebbe essere presa proprio durante la riunione. «Non credo tocchi a me dare anticipazioni di questo genere», ha risposto La Russa a chi gli chiedeva se già oggi sono attesi i primi attacchi della forza militare internazionale contro Gheddafi. «Ancora non c'è nulla di deciso - ha aggiunto il ministro, a margine di un convegno a Milano - visto che oggi c'è a Parigi una riunione cui partecipa anche il presidente Berlusconi che sarà un passo importante nella formazione di una valutazione complessiva».
«Noi siamo amici del popolo libico - ha proseguito La Russa - e la scelta che abbiamo fatto è una scelta di amicizia vera e profonda verso il popolo libico»: questa la chiave con cui il ministro della Difesa ha spiegato la decisione dell'Italia di partecipare in prima linea al possibile intervento militare contro la Libia di Gheddafi.
«Sull'ondata migratoria bisogna continuare a stare attenti - ha commentato il ministro - come ho trovato giusto che ci fosse un'unica sensibilità a livello europeo e internazionale, che è stata chiamata la coalizione dei volenterosi e cioé quella che si sta muovendo per salvaguardare le popolazioni libiche, così la stessa comunità internazionale non può lasciare solo all'Italia il peso di governare e contrastare il flusso migratorio che potrebbe essere biblico».
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