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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2011 alle ore 13:19.

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Il Pd è pronto a sostenere un ruolo attivo dell'Italia in Libia. L'annuncio è stato fatto dal segretario del partito Pierluigi Bersani a Rainews. Per Bersani, infatti, l'intervento «è necessario e legale». «Necessario - aggiunge - per impedire un massacro dei civili e legale perché avviene in seguito alle deliberazioni dell'Onu e dell'accordo UE-Lega araba». Queste parole riecheggiano quelle usate ieri dal primo ministro inglese, David Cameron. Per il segretario del Pd l'asse fondamentale da tenere in questa fase: «E' che Gheddafi ritiri le sue truppe nelle caserme, si arrivi ad una situazione di tregua e l'unione europea si metta a disposizione per una evoluzione pacifica e democratica della situazione libica».

Sulle perplessità espresse da alcuni ministri come Umberto Bossi il segretario del Pd consiglia invita il governo a parlare «con voce univoca, di definire meglio, in diverse commissioni parlamentari, il ruolo dell'Italia». E ai ministri dissenzienti consiglia, in questa fase, di «stare zitti».

La posizione della Lega, dopo le dichiarazione di Bossi
Secondo il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, è possibile che l'Italia partecipi alla missione contro Gheddafi, ma a due condizioni ben precise. «L'unico che non ha mai baciato l'anello a Gheddafi sono io - ha detto Calderoli all'Ansa - e forse ho più titolo per parlare visto che mi dimisi da ministro pur di non accettare diktat da Gheddafi. Ciò nonostante avrei preferito una maggior cautela assumendo una posizione simile a quella tedesca, visto la vicinanza che abbiamo con la Libia e le possibili conseguenze di invasione di profughi e di ritorsioni terroristiche». «Prendo atto - ha concluso Calderoli - della nostra adesione all'operazione anche se avremmo preferito un voto d'aula. Ma la nostra partecipazione richiede due condizioni imprescindibili: la prima è l'impegno di tutte le nazioni che partecipano di prendere una quota parte dei profughi in proporzione a quella che è la loro popolazione residente. La seconda è che il blocco navale sia utilizzato per impedire esodi di massa verso il nostro Paese e in particolare Lampedusa e la Sicilia».

Casini: qualche distonia e confusione di troppo
Secondo il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, intervistato da Maria Latella su Sky, «c'è stata qualche distonia e confusione di linguaggio di troppo, c'è stata rapidità in evoluzione della nostra posizione e c'è stata qualche disinvoltura» da parte del governo sulla situazione in Libia. Casini ha commentato le dichiarazioni del ministro della Difesa, Ignazio La Russa, che ha parlato di una «partecipazione attiva dell'Italia alla missione» perché «non siamo affittacamere»: «Io non sarei neanche molto convinto che abbiano bisogno degli affittacamere - ha rilevato - mi sembra Francia e Gran Bretagna siano andando in camper: hanno portaerei, basi in Corsica, in Ciad. Non siamo come pensiamo di essere, certo siamo il primo paese di fronte alla Libia».

Vendola: grande preoccupazione
«Esprimiamo grande preoccupazione per lo sviluppo degli eventi in Libia, dopo l'inizio delle operazioni militari. Preoccupazione ancor più aggravata dalla notizia del sequestro a Tripoli dell'equipaggio di un rimorchiatore italiano da parte delle autorità del governo di Gheddafi». Lo dichiara in una nota il presidente di Sinistra Ecologia Libertà, Nichi Vendola, che stamani ha riunito a Roma il coordinamento nazionale del partito per una valutazione sulla vicenda libica. Nelle prossime ore sarà diffuso un documento di Sel. «Chiediamo - prosegue il leader di Sel - che siano da una parte attivate tutte le iniziative a tutela dei nostri connazionali in Libia, e dall'altra sia attivato un corridoio umanitario che garantisca la sicurezza delle popolazioni civili». Vendola invita poi il governo Berlusconi a essere «responsabile». «Dopo i baciamano a Gheddafi - prosegue il leader di Sel - ed essere stati i primi della classe nel rapporto con quel regime, oggi, per far dimenticare quella vergogna, non trasformi l'Italia, anche per le ragioni storiche ben note del colonialismo italiano in quella nazione, nel primo della classe nelle operazioni militari. È necessario - conclude Vendola - che si riapra subito lo spazio del negoziato, e si impedisca l'escalation senza controllo».

L'Italia dei Valori: «L'Italia non può assistere inerme, governo spaccato»
«L'Italia non può assistere inerme al massacro di civili a poche centinaia di chilometri dalle sue coste. Il nostro Paese deve fare pienamente la sua parte per liberare il popolo libico dall'oppressione di un regime sanguinario che non rispetta i diritti umani». E' l'opinione il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi. «Italia dei Valori - prosegue - appoggerà ogni azione necessaria, anche diretta ed attiva, per dare attuazione alla risoluzione Onu. Purtroppo anche in questa situazione così drammatica e delicata, il governo è spaccato. La posizione della Lega, incapace di guardare al di là del proprio naso e di piccoli interessi elettorali, mina la coesione dell'esecutivo e lo rende ancora più debole». «È indispensabile - aggiunge - coinvolgere il Parlamento nelle decisioni perchè il Governo, oltre ad essere spaccato, è poco credibile. Dobbiamo ricordare che sei mesi fa Berlusconi baciava le mani al dittatore libico e fino a due giorni fa c'era chi sperava che Gheddafi riuscisse a tornare in sella, a danno del suo popolo». «Non si devono ripetere gli errori del passato - conclude - ed il Parlamento deve essere costantemente aggiornato e partecipe delle decisioni, anche militari».

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