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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2011 alle ore 11:50.

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Gheddafi: siamo pronti a una guerra lunga, farete la fine di Hitler e MussoliniGheddafi: siamo pronti a una guerra lunga, farete la fine di Hitler e Mussolini

«Voi volete il nostro petrolio, ma la nostra terra ci è stata data da Dio. E non ve lo lasceremo prendere». Tra ieri sera e questa mattina il colonnello libico, Muhammar Gheddafi, ha fatto sentire per due volte la sua voce. Dopo l'attacco della coalizione internazionale, iniziato ieri pomeriggio alle 17 e 45 con i raid francesi contro tank libici, Gheddafi è intervenuto una prima volta con una telefonata alla tv di stato di Tripoli. Poi è tornato a parlare questa mattina.

Il nuovo messaggio di Gheddafi
«Siamo pronti ad una guerra lunga, voi non ne avete la capacità, pensateci», ha detto Gheddafi, in un intervento audio alla tv libica. «Questo attacco rappresenta un nuovo nazismo, noi non lasceremo mai la nostra terra, sappiamo che noi vinceremo e voi morirete». Sono le minacce del leader libico contro la coalizione internazionale che sta attaccando la Libia. «I popoli sono in ribellione dappertutto, anche nel Golfo Persico, e noi, il popolo libico della Jamahiriya, siamo alla testa della rivoluzione», ha detto il leader libico nel discorso audio trasmesso in diretta dalle tv, fra cui Al Jazira. «Non permetteremo ai crociati, agli aggressori di passeggiare per Bengasi».

«Il popolo di Bengasi - ha aggiunto - si difenderà quando vedrà che questo è un attacco dei crociati, non permetterà ai traditori di arrivare col mitra, ai soldati francesi e inglesi di aggredire». In questo momento «tutto il popolo libico è in armi». «Siete dei barbari, dei terroristi, dei mostri», «avete attaccato il civile popolo libico che non vi aveva fatto nulla. La nostra terra sarà un inferno per voi. Anche i vostri popoli sono con noi. Cadrete dalle vostre poltrone. Farete la fine di Hitler e Mussolini. Vi faranno cadere i vostri popoli. Questa è un'aggressione, ma noi vi sconfiggeremo».
Ieri sera invece il colonnello Gheddafi aveva detto, in un messaggio audio trasmesso dalla tv di stato libico, che «il Mediterraneo diventerà una grande campo di battaglia» e aveva minacciato «attacchi contro obiettivi civili». Per poi annunciare che i «depositi delle armi sono aperti così che il popolo possa difendere la Libia» e, per «reagire all'aggressione coloniale dei crociati», con un invito rivolto ad «arabi, africani, latino americani» ad allearsi in difesa della Libia. L'agenzia libica Jana citando fonti della Difesa di Tripoli, ha detto che il governo libico ha cominciato a distribuire armi a più di un milione di persone.

Una prima risposta da Londra
Il ministro degli esteri britannico, William Hague, ha detto alla Bbc che il colonnello Gheddafi «non parla più per la Libia». Gheddafi «continua ad avere liquidi per comprare appoggi: ma come vediamo dalle numerose defezioni in tutto il mondo, c'è una vasta opposizione da parte di chi sente di avere la possibilità di esprimersi in questo senso», ha detto Hague che ha ribadito, come aveva fatto poco prima il cancelliere dello scacchiere George Osborne, che «la risoluzione non ci permette di cambiare il regime libico ma permette al popolo della Libia di scegliere il suo futuro». Hague ha detto d'altra parte che la risoluzione Onu consente più della creazione di una zona di non volo: «Include altre misure a protezione della popolazione civile e rende possibile attaccare forze che minacciano il popolo della Libia».

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