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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2011 alle ore 11:44.

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Tecnici al lavoro per superare l'emergenza (Ap)Tecnici al lavoro per superare l'emergenza (Ap)

Arriva, non arriva, è già qui, è pericolosa, non lo è. Da qualche ora si susseguono le notizie sulla nube radioattiva che starebbe per raggiungere anche l'Italia, dopo aver oltrepassato la Francia. Ma è davvero così? E se l'aria carica di isotopi è sulle nostre teste, ci sono pericoli per la salute?

Ultim'ora
Secondo l'agenzia francese per la sicurezza nucleare alcune masse d'aria debolmente contaminate da materiale radioattivo rilasciato a Fukushima dovrebbero passare oggi sulla Francia e proseguire per l'Italia, che dovrebbe essere sorvolata fra oggi e domani.
L'Asn precisa che il livello di radiazioni potrebbe essere addirittura più basso del limite registrato dagli strumenti.

Nessun pericolo
A fare un po' di chiarezza su notizie che sembrano più nebulose del vapore giapponese ci prova Giuseppe Sgarbati, coordinatore dei Dipartimenti di Arpa Lombardia e responsabile della rete regionale di rilevamento della radioattività ambientale, che dal 1998 controlla con cadenza quotidiana ciò che accade nell'aria della regione rispetto alla radioattività, e in questo momento rappresenta uno dei centri di controllo più importanti d'Italia, al punto che lo stesso Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) fa riferimento a esso, come pure l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (IEA): «Innanzitutto chiariamo subito un punto: l'arrivo della nube alle nostre latitudini è stato solo ipotizzato dalla rete di monitoraggio del Trattato per il bando totale dei Test Nucleari (CTBT) dell'organizzazione Mondiale della sanità, che basa le sue previsioni sulle analisi effettuate da da 80 stazioni distribuite sul globo. Gli esperti del CTBT hanno elaborato vari modelli dai quali si desume che l'arrivo è possibile in questi giorni, anche se per ora non vi sono tracce del fatto che ciò sia avvenuto, e l'allarme è dunque del tutto ingiustificato. Tra l'altro la nube sfrutta le correnti del Pacifico e quindi giungerebbe da noi dopo aver attraversato quell'immenso mare, poi il Nordamerica e poi l'Atlantico, e quindi estremamente diluita. Rispetto al modello, bisogna poi tenere conto delle variazioni climatiche e di altre variabili. In ogni caso la nostra rete, che è in grado di rilevare variazioni di decimillesimi di Becquerel per metro cubo di aria, cioè ben al di sotto di qualunque allarme per le persone o per l'ambiente, non ha ancora colto nulla di anormale né nella frazione particolata né in quella gassosa».

La situazione attuale non presenta dunque alcuna criticità e, soprattutto, è monitorata a livello capillare. Oltre alle ARPA, in Italia esistono le reti dei Ministeri dell'ambiente e dell'interno, nonché quelle di sorveglianza delle installazioni a rischio, mentre in Europa sono attive, tra le altre, Eurdep (European Radiological Data Exchange Platform) in grado di elaborare in tempo reale i dati provenienti da 33 reti nazionali ed EUCURIE per lo scambio di informazioni, e a livello internazonale lavorano, oltre all'Agenzia internazionale per l'energia etomica (AIEA), la rete ALMERA, specifica per gli allarmi, cui partecipano 122 laboratori (compresa ARPA Lombardia) e appunto il CTBT, per citare solo le principali. Nulla insomma può accadere senza che si attivi immediatamente il sistema di allarme e che vengano messe in atto tutte le misure precauzionali necessarie. «In questo senso» sottolinea Sgorbati «l'incidente di Cernobyl ha costituito un punto di svolta, perché negli anni successivi sono nate via via le diverse reti e i paesi hanno iniziato a elevare molto gli standard di sicurezza. Oggi non potrebbe mai esserci quel black out di informazioni che ci fu nel 1986».

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