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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2011 alle ore 11:44.

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Tecnici al lavoro per superare l'emergenza (Ap)Tecnici al lavoro per superare l'emergenza (Ap)

Questa dunque la situazione, al momento. La quale, almeno stando a quanto accaduto finora, non sembra destinata a peggiorare. Il perché lo chiarisce ancora Sgorbati, confrontando l'incidente di Fukushima con quello di Cernobyl: «A Cernobyl il reattore nucleare fu distrutto e ciò innescò un vastissimo incendio con fumi a 1.000 – 1.500 gradi che si innalzarono fino a 3.000 - 5.000 metri, rilasciando enormi quantità di isotopi nell'atmosfera di una zona molto estesa. A Fukushima i sistemi di contenimento hanno funzionato, per ora, le temperature sono state inferiori e i fumi sono stati dispersi solo negli strati più bassi dell'atmosfera, ricadendo quindi in zone molto più limitate rispetto a quelle coperte dalle nubi di Cernobyl. Ciò significa che anche qualora la nube arrivasse in Europa, probabilmente conterrebbe quantità di sostanze radioattive talmente basse da non essere minimamente preoccupanti».

Per capire di che cosa si parla, l'esperto ricorda che la radioattività naturale varia, in Italia, da 1,5 a 5 millisievert, cioè di 4 millisievert, e che la dose prevista nella nube, stando alla situazione attuale, dovrebbe essere di qualche decimo di millisievert, quindi ben al di sotto delle variazioni naturali. Di conseguenza non ha alcun senso pensare a misure quali l'assunzione di iodio - o la rinuncia a certi alimenti come le verdure a foglia larga o il latte, come accadde ai tempi di Chernobyl né, tantomeno, a limitare le proprie attività all'aperto. «La contaminazione» spiega Sgorbati «arriva per ricaduta diretta (si pensi alle verdure a foglia larga, che con le piogge possono raccogliere radioattività, non del tutto eliminabile con il lavaggio) e con il passaggio della radioattività all'interno della catena alimentare a partire dal suolo, dall'acqua e così via.

L'attenzione si deve quindi concentrare laddove si è rilevata una contaminazione, come nelle zone circostanti la centrale, così come sulle derrate alimentari che potrebbero arrivare da lì, e non a caso in questo senso si stanno muovendo autorità sanitarie come la FDA, con restrizioni temporanee per quanto riguarda alimenti importati dal Giappone. Tra l'altro, casualmente, il Parlamento Europeo ha approvato poche settimane fa una disposizione che fissa i livelli massimi di radioattività negli alimenti e nei mangimi in seguito incidenti, e anche questo gioca a favore di una maggiore sicurezza dei cittadini europei. In generale, comunque, sono le autorità competenti che devono decidere se assumere o meno precauzioni specifiche, e non certo i singoli». Il consiglio è dunque quello di ascoltare ciò che dicono le autorità nazionali e internazionali, e non abbandonarsi al fai da te, per esempio limitando il consumo di alimenti freschi o di latte o di cibi ritenuti pericolosi.

No alla iodio come misura precauzionale
Ancora più tassativo è il consiglio sullo iodio, che qualcuno sta già pensando di assumere perché «non si sa mai». Per Sgorbati: «La profilassi per i tumori della tiroide effettuata con lo ioduro di potassio è un intervento molto significativo dal punto di vista medico e anche in Giappone lo stanno somministrando con attenzione per evitare possibili danni, a riprova del fatto che deve essere riservato solo a casi specifici e piuttosto gravi. Da noi, per ora, non bisogna fare nulla se non seguire le indicazioni e fidarsi». All'ARPAL, conclude Sgorbati, una misura straordinaria in realtà l'hanno assunta: hanno fatto incetta di reagenti per essere pronti in caso ci fosse bisogno di più misure del solito per rassicurare la cittadinanza preoccupata senza motivo. A causa di notizie infondate.

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