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Questo articolo è stato pubblicato il 24 marzo 2011 alle ore 07:54.

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di Dino Pesole
ROMA. Un decreto «antiscalate» a difesa delle imprese italiane «in settori strategicamente rilevanti», che si limita per ora a disporre lo slittamento a fine giugno dell'assemblea di Parmalat. Il provvedimento - fa sapere il governo - è aperto a integrazioni e a misure che ne rafforzino l'impianto, da affidare a uno o più emendamenti nel corso dell'esame parlamentare. Interventi che dovranno essere adottati «previa consultazione europea» e che riguarderanno la parte più rilevante dell'intero pacchetto, a partire dal potenziamento del raggio di azione della Consob.

È stato il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti a illustrare in Consiglio dei ministri la ratio e la strategia che ispira il provvedimento. Il focus è sul rafforzamento dei poteri della Consob non laddove intervengano semplici scambi di pacchetti azionari ma qualora si determini il passaggio del controllo di una società. Al momento la Consob agisce per via amministrativa. Con il decreto - ha osservato - lo si sancirà per legge. A breve Tremonti invierà a Bruxelles una lettera con allegato il dispositivo della normativa francese del 2006. «La Ue aveva acceso un faro su quella legge, ma poi sostanzialmente la questione era stata insabbiata. La nostra iniziativa punta a riportare all'attenzione quel dossier». In sostanza, se andava e va bene per la Francia, non potrà che essere così anche per l'Italia. Il principio fondamentale - ha più volte ribadito Tremonti - è quello della reciprocità.

Si prende tempo così da fronteggiare la scalata della francese Lactalis a Parmalat. Ma in ballo c'è Edison da tutelare dalle mire di Edf. Al momento, l'assemblea di Parmalat è convocata per il 14 aprile. Il consiglio di amministrazione può beneficiare dello slittamento di 180 giorni «dalla chiusura dell'esercizio 2010, anche qualora tale possibilità non sia prevista dallo statuto della società». Nel caso in cui l'avviso di convocazione dell'assemblea sia già stato pubblicato, «è consentito al consiglio di amministrazione o al consiglio di sorveglianza di convocare l'assemblea, in prima o unica convocazione, a nuova data». Qualora l'assemblea sia stata convocata anche per la nomina dei componenti degli organi societari, «le liste eventualmente già depositate presso l'emittente sono considerate valide anche in relazione alla nuova convocazione».

Integrazioni al decreto sono date per acquisite, come conferma il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani: «La proroga del termine per le assemblee societarie permetterà di valutare se introdurre altri interventi che potranno interessare il gruppo Parmalat, una delle poche multinazionali dell'alimentare italiane», in attesa che si faccia avanti la cordata italiana. Vi sono stati incontri con i principali operatori del settore - ribadisce Romani - «anche al fine di stimolare la creazione di una cordata che veda protagonisti finanza e imprenditoria italiana». Ci sta lavorando Impresa Sanpaolo con Bnl e il polo nazionale dovrebbe fare perno sul gruppo Ferrero.

Del resto - spiega il presidente della Consob, Giuseppe Vegas - il sistema di imprese italiano è strutturalmente «più aggredibile» da scalate societarie. È l'effetto dimensionale, ma anche la conseguenza del sistema «di patti parasociali e scatole cinesi che in passato ha rappresentato una rete di sicurezza ora agisce al contrario e può agevolare scalate da parte dell'esterno perché rende relativamente più facile impadronirsi di un gruppo di imprese». Quanto a Parmalat, la Consob «non deve difendere la nazionalità delle imprese ma garantire il risparmio. Tuttavia a livello internazionale il sistema di regole non deve creare vantaggi».

Dalla Commissione europea si mantiene ferma la vigilanza sul rispetto delle «norme sul mercato», come ha ribadito il portavoce del commissario Michel Barnier. Critica l'opposizione: «Il decreto è una pezza emergenziale, presa con il fiato sul collo, dopo una gravissima e colpevole assenza dalla politica industriale», osserva Stefano Fassina, responsabile per l'Economia del Pd.

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