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Questo articolo è stato pubblicato il 27 marzo 2011 alle ore 15:59.

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premier portoghese Socrates (EPA)premier portoghese Socrates (EPA)

La crisi del debito sovrano europeo è stata scandita dai declassamenti di rating delle tre agenzie Moody's, Standard & Poor's e Fitch che a partire dal gennaio 2009 fino a questi giorni hanno peggiorato con un crescendo senza precedenti le loro opinioni sull'affidabilità creditizia di Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna. Ovvero sulla capacità di questi stati di rimborsare puntualmente e integralmente i propri debiti pubblici.

Madrid ha perso le sue blasonate "AAA" mentre Atene ha varcato la soglia dei rischi speculativi. Ma non c'è fine al peggio. La crisi non è finita e nuovi declassamenti sono in arrivo: sui titoli di stato portoghesi, irlandesi, spagnoli e greci gravano sei outlook negativi e quattro minacce di retrocessione a brevissima scadenza. Prima tra tutte quella del credit watch negative di S&P sulla Grecia, in sospeso da dicembre.

L'Italia, per contro, è rimasta illesa da questa grandinata di retrocessioni: dallo scoppio della crisi subprime a oggi la Republic of Italy (così è nota sui mercati internazionali) ha mantenuto intatti i rating "Aa2", "A+" e "AA-" e soprattutto ha ricevuto continua conferma dello "stable outlook", le prospettive di medio-lungo termine che rimangono stabili. Il deficit/Pil italiano è rimasto su livelli modesti nonostante la crisi, rispetto a quello anche a due cifre toccato negli stati periferici, mentre il debito/Pil italiano è salito per percentuali minime (dal 110% al 120%) rispetto ai debiti lievitati a dismisura come in Spagna (da 40% a 70%), Grecia (da 100% a 150%) e Irlanda (da 45% a 110%).

I declassamenti, il negative credit watch (minaccia di retrocessione nell'arco di poche settimane) o dell'outlook negativo (prospettive di taglio sul medio-lungo termine) sul rischio-sovrano tuttavia non provocano più i terremoti di una volta. Le agenzie di rating un tempo erano considerate senza macchia, infallibili ma la loro reputazione è stata messa a dura prova dagli errori di valutazione commessi nell'assegnazione di alcune "AAA" nelle cartolarizzazioni e nella finanza strutturata derivata legata ai mutui americani subprime: oggi i tagli dei rating sovrani non scatenano più i crolli di prezzo dei titoli di stato. Contribuiscono comunque al malumore generale ed esasperano le tensioni. Dopo la retrocessione di uno stato, infatti, solitamente vengono declassati a catena gli enti locali e territoriali, le società pubbliche. Spesso scatta un effetto-domino che coinvolge persino le banche, le meno internazionali e più esposte al mercato domestico, e di conseguenza alcuni tipi di cartolarizzazioni subiscono lo stesso taglio. I declassamenti dei paesi sono già caratterizzati in questa crisi da una violenza eccezionale (due, tre, persino cinque gradini alla volta, salti impensabili un tempo per il rischio-stato): in aggiunta il mercato viene frastornato da una grandine continua di retrocessioni a catena.

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