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Questo articolo è stato pubblicato il 30 marzo 2011 alle ore 19:22.
Processo breve: la capigruppo raddoppia tempi per discussione in aula
Avanti tutta della maggioranza, dunque, sul contestato disegno di legge, ma il presidente della Camera aveva deciso durante la conferenza dei capigruppo di Montecitorio di oggi pomeriggio di raddoppiare i tempi a disposizione delle opposizioni per intervenire nell'esame del testo, accogliendo le richieste in tal senso del centro-sinistra. «Speriamo entro venerdì di concludere l'esame del provvedimento», aveva detto il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto non escludendo l'ipotesi del ricorso anche a sedute notturne.
Franceschini: è una vergogna
Il clima è quindi caldissimo. Stamane poi l'opposizione aveva abbandonato i lavori del Comitato dei Nove della commissione Giustizia della Camera, impegnato sul ddl che introduce la prescrizione breve. «Vogliono strozzare i tempi del dibattito - aveva denunciato la capogruppo del Pd Donatella Ferranti - per votare entro domani il testo del ddl. Ma è inaccettabile». In aula la tensione si era poi accesa con l'intervento del capogruppo dei democratici a Montecitorio, Dario Franceschini. «La proposta del Pdl su cui esprimiamo parere contrario è un'altra pagina inedita di violenza parlamentare e abuso della maggioranza. Voi- aveva attaccato ancora l'esponente del Pd - volete fare subito, perché volete questo provvedimento vergognoso che ha l'unica motivazione di fermare il processo Mills» che vede imputato il premier Silvio Berlusconi. Dopo l'intervento di Franceschini, dai banchi dell'opposizione tutti i deputati si erano alzati in piedi urlando «vergogna, vergogna!». Dal Pdl immediato il coro di risposta: «Buffoni, buffoni!».
Casini: solito provvedimento ad personam
Anche il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini aveva protestato contro la decisione della maggioranza. «Purtroppo siamo alle solite. Dopo averci illuso che la priorità era una riforma della giustizia per gli italiani» ecco un «provvedimento per placare le ossessioni giudiziarie del presidente del Consiglio. È una vergogna». Casini, nel suo intervento, aveva poi ricordato alla maggioranza di aver «litigato» con l'opposizione per sostenere la necessità di sedersi al tavolo della riforma della giustizia, a fronte della «promessa» di abbandonare tutti «quei provvedimenti settoriali, ad personam».
Alfano: da opposizione indignazione programmata
Ora l'opposizione si prepara a usare tutti gli strumenti parlamentari a disposizione per contrastare il disegno della maggioranza dopo il via libera dell'assemblea alla richiesta di inversione. Ma il guardasigilli Angelino Alfano ha rispedito al mittente gli attacchi dell'opposizione. «Sapete cosa c'era al primo punto dell'ordine del giorno alla Camera se non si fosse votata l'inversione degli argomenti in discussione? La legge comunitaria - ha spiegato ai cronisti in Transatlantico - che contiene la norma sulla responsabilità civile dei magistrati. Anche in quel caso l'opposizione si sarebbe scandalizzata. Quindi possiamo dire che oggi all'ordine del giorno c'era un'indignazione programmata». Alfano è poi tornato a difendere la riforma della giustizia. «La sosteniamo nel Paese perché è utile e non abbiamo intenzione di mercanteggiare su questa o quella legge. Quando il testo di riforma costituzionale arriverà in commissione ci sarà un confronto nel merito - ha proseguito il ministro - chi va cercando pretesti per sottrarsi al confronto fa un gioco coperto».
Fini chiede all'aula di esprimersi sulla richiesta del Pdl
Dopo la richiesta di inversione dell'ordine del giorno dei lavori dell'assemblea di Montecitorio,avanzata stamane dalla maggioranza, il presidente della Camera, Gianfranco Fini aveva deciso di «chiamare l'aula a pronunciarsi», dando la parola a un esponente per gruppo. Fini aveva motivato la sua scelta richiamando le decisioni assunte dalla giunta per i regolamenti fin dal 1998 che precisano come le richieste di inversione di ordine del giorno, al pari delle richieste di rinvio in commissione di un ddl, «non incidono» sul provvedimento in discussione ma sulla «procedura» dell'esame. La decisione di far votare l'aula, aveva quindi aggiunto Fini, «spetta al presidente della Camera che chiama l'assemblea a pronunciarsi». (Ce.Do.)
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