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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2011 alle ore 08:12.

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CERNOBBIO. La vera cordata nel futuro della Cassa depositi e prestiti non è quella che dovrà prendere forma per bloccare la scalata di Lactalis in Parmalat ma quella con le spalle molto più forti che dovrà far nascere il fondo italiano strategico d'investimento, ispirato al "Fsi" francese.

Un veicolo che consentirà alla Cdp di evitare l'intervento diretto in azioni con il risparmio postale. Il fondo anti-scalata, previsto dalla norma inserita all'articolo 7 del decreto omnibus, dovrà avere dimensioni importanti, hanno fatto sapere ieri fonti bene informate: per poter flettere i muscoli di fronte agli stranieri dovrà essere molto più grande del Fondo italiano d'investimento da 1 miliardo di euro.

E per questo sarà necessaria la partecipazione di tutti per fare sistema, dagli imprenditori e dalle società private agli enti pubblici e alle società possedute dallo stato.
È su questa cordata, quella del fondo blocca stranieri, che punta in prospettiva la Cassa depositi e prestiti. Contando su un dettaglio non da poco: la relazione tecnica all'articolo 7 precisa infatti che «Cdp Spa - in quanto votata ad operare nel mercato e secondo le dinamiche dello stesso - potrà usufruire delle facoltà che le sono concesse in relazione al nuovo perimetro della sua missione nei limiti delle sue proprie scelte e delle sue disponibilità che riterrà di potere, al riguardo, utilmente impiegare». Dunque autonomia di valutazione garantita per i vertici della Cassa.

Così Via Goito ieri ha iniziato a scaldare i motori in vista di una modifica dello statuto per recepire le novità introdotte dal decreto legge ed estendere così le sue attività di interesse nazionale anche all'acquisizione di partecipazioni in società ritenute strategiche sotto il profilo occupazionale e di settore.

Come ha sottolineato il presidente della Cdp Franco Bassanini, interpellato da Radiocor ai margini di un convegno a Milano, «per investire in Parmalat abbiamo bisogno di cambiare lo statuto della Cdp».

Bassanini ha poi ricordato che «lo Statuto della Cdp si può anche cambiare velocemente convocando un'assemblea dei soci su proposta del consiglio di amministrazione». Un percorso che negli ultimi anni è stato battuto spesso, fino al mese scorso. Per l'assemblea straordinaria, è necessaria innanzitutto una convocazione del cda che ieri non risultava ancora agli atti.

Anche Bruxelles da ieri scalda i motori, puntando il mirino sull'operazione Parmalat e un eventuale coinvolgimento della Cdp.

Amelia Torres, portavoce del Commissario per la concorrenza Joaquim Almunia, ha fatto sapere ieri che Bruxelles è «a conoscenza del decreto ma non ha un punto di vista formale perchè il provvedimento non è stato analizzato» dal punto di vista delle regole del mercato unico.

«Le autorità italiane - ha aggiunto - non hanno discusso preventivamente con i servizi della Commissione» i termini del decreto.

«Intendiamo chiarire che la Cassa Depositi e Prestiti non è mai stata autorizzata ai sensi delle norme del Mercato interno - ha aggiunto la Torres - e non siamo a conoscenza di quali aziende possa aver acquisito, semmai ce ne sono. Per quanto riguarda il decreto francese del 2005, la Commissione ha aperto una procedura di infrazione che non è stata ancora chiusa».

Un particolare non da poco quest'ultimo, sul quale il governo italiano in questi giorni sta chiedendo chiarezza.

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