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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2011 alle ore 10:22.
L'ultima modifica è del 14 aprile 2011 alle ore 10:22.

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Affari americani di Finmeccanica. Nella foto Pierfrancesco Guarguaglini, presidente di Finmeccanica, e la moglie Marina Grossi, ad di SelexAffari americani di Finmeccanica. Nella foto Pierfrancesco Guarguaglini, presidente di Finmeccanica, e la moglie Marina Grossi, ad di Selex

Una plateale dimostrazione della fiducia riposta da Guarguaglini nel faccendiere l'ha avuta chi è stato invitato al ricevimento organizzato dall'ambasciatore italiano Giovanni Castellaneta nella sua residenza di Washington il 19 marzo 2009. Ospiti d'onore: il sottosegretario della Difesa William Lynn e, per l'appunto, l'amministratore delegato di Finmeccanica.

Di quell'evento abbiamo trovato un resoconto ufficiale - con tanto di foto - e una testimonianza. L'ambasciatore aveva accolto tutti con un breve discorso di benvenuto e poi passato il microfono a Guarguaglini.
Tra un bicchiere di prosecco e l'altro, Guarguaglini si era intrattenuto con alcuni dei più influenti manager dell'industria militare Usa. E con gli stessi vertici della società da lui appena acquisita, la Drs. Al suo fianco Lorenzo Cola, l'uomo arrivato a New York e Washington per coordinare la delicatissima e super-riservata attività di due diligence e consultazione legale da svolgere prima dell'acquisizione della Drs.
«Cola aveva un forte accento, ma il suo inglese era grammaticamente corretto», ricorda una persona presente al ricevimento e al corrente dei fatti. Che commenta: «Mi parve strano che Guarguaglini avesse dato un incarico così sensibile a un esterno. Ma quel rapporto era tanto strano quanto diretto».
Fu Cola a rappresentare Finmeccanica nei confronti di Jeffrey Smith, l'avvocato dello studio legale di Washington Arnold & Porter ed ex direttore legale della Cia che si occupò degli aspetti legali dell'acquisizione per conto del gruppo italiano.

Quel ruolo di sherpa spinse Cola a trascorrere molto tempo negli Stati Uniti. Per questo s'installò a New York, in un appartamento nella Trump Tower, elegante e costoso grattacielo della Fifth Avenue. Alloggio pagato con soldi provenienti da un conto bancario inglese intestato alla società Pamgard Holding.

Queste informazioni forniscono dettagliate conferme a ciò che è emerso dalle carte dell'inchiesta Telecom Sparkle/Fastweb. In uno degli interrogatori a cui è stato sottoposto dal procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo lo stesso Cola ha ammesso di essere stato mandato da Guarguaglini in America per gestire l'operazione Drs. E Pamgard Holding è una delle società offshore che la magistratura ha scoperto essere state usate da Cola per muovere fondi sospetti.
I documenti di quell'inchiesta hanno portato i carabinieri del Ros a concludere che, attraverso il suo commercialista e braccio destro, Marco Iannilli, Cola aveva convinto Mokbel, l'ex senatore del Pdl Nicola Di Girolamo e i loro soci a investire 8 milioni di dollari per fare affari con Guarguaglini/Finmeccanica attraverso un'azienda chiamata Digint.

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