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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2011 alle ore 08:40.
L'ultima modifica è del 12 maggio 2011 alle ore 08:45.

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Spiagge, sarà ridotto il tetto dei 90 anni al diritto di superficie (Foto: la spiaggia di Tropea)Spiagge, sarà ridotto il tetto dei 90 anni al diritto di superficie (Foto: la spiaggia di Tropea)

ROMA - Manutenzione in vista per il decreto sviluppo. Per andare incontro ai rilievi del Colle, il Governo sta lavorando sia alla modifica del "tetto" di 90 anni per la concessione delle spiagge in uso ai privati, sia al rinvio della norma "blocca-ricorsi" per i precari della scuola.

L'operazione di restyling che precederà la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale del Dl – originariamente prevista per oggi ma destinata a slittare proprio per accogliere le modifiche suggerite dai tecnici del Quirinale – partirà quindi dall'articolo 3 che istituisce il diritto di superficie sugli arenili. Un tema su cui i riflettori del Capo dello Stato si sono accesi da subito, come anticipato sul «Sole 24 ore» di ieri, vista la possibile conflittualità con la direttiva Bolkestein del 2006 che impone la liberalizzazione dei servizi e ci è già costata l'apertura di una procedura d'infrazione.

Al posto dell'attuale sistema che prevede concessioni di sei anni rinnovabili automaticamente alla scadenza per altri sei ed è stato prorogato ex lege fino al 2015, l'esecutivo ha deciso di puntare sull'attribuzione di un diritto di superficie di durata novantennale sulle coste e sugli eventuali edifici preesistenti.

Stando a quanto si apprende, lo strumento giuridico dovrebbe uscirne confermato ma verrebbe ridotta la sua durata per renderlo più "digeribile" alla commissione Ue che ha già detto di attendere chiarimenti sulle novità contenute nel provvedimento.

Oltre a un intervento di drafting sul pacchetto di semplificazioni l'opera di riscrittura del testo potrebbe investire i due commi dell'articolo 9 che "sterilizzano" gli effetti della direttiva 1999/70/Ce sul comparto scuola. La normativa europea impone infatti un tetto di tre anni per tutti i contratti a tempo determinato, dopodiché scatta la stabilizzazione automatica. Ritenendola vincolante anche per il settore pubblico, nei mesi scorsi alcuni tribunali italiani hanno disposto l'immissione in ruolo o un maxi-risarcimento per gli insegnanti che avevano svolto tre incarichi annuali. A questo punto la disposizione "blocca-ricorsi" potrebbe essere eliminata dal decreto e rinviata al disegno di legge comunitaria attualmente all'esame della Camera.

Il Colle peraltro ha fatto sapere ieri che il decreto sviluppo «è in istruttoria. Se ne stanno occupando, come prassi, il segretario generale della presidenza della Repubblica ed i consiglieri competenti». In sostanza, sono stati richiesti chiarimenti e si è in attesa della risposta, tenendo conto che i rilievi si estendono appunto a diversi punti del provvedimento.

Non è in discussione la firma del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che autorizza l'emanazione del decreto, il cui iter di conversione in legge partirà dalla Camera. Come accaduto in diverse altre occasioni, vengono sollecitate dal Colle modifiche o chiesti chiarimenti preventivi su un testo che al momento conserva il rango di «bozza di decreto legge», suscettibile dunque di variazioni prima del definitivo via libera da parte del Quirinale.

Il caso più recente ha riguardato il caos relativo alla gestione dell'emergenza rifiuti del novembre dello scorso anno (con annesso caso Carfagna). I rilievi del Colle, in particolare sulla mancanza di alternative alla cancellazione delle discariche inserite nella legge 123, con annessa impossibilità di assegnare le funzioni di sottosegretario ai commissari per la realizzazione dei termovalorizzatori, hanno indotto il governo a una frettolosa riscrittura del decreto varato in precedenza. E ancora nel febbraio 2009, con lo stop preventivo alle ronde, o in occasione del decreto "interpretativo" per le liste delle ultime elezioni regionali. L'assenso del Colle è stato concesso «obtorto collo», ma solo dopo aver imposto di fatto la riscrittura del primo decreto che era stato sottoposto alla valutazione preventiva di Napolitano.

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