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Questo articolo è stato pubblicato il 09 giugno 2011 alle ore 08:50.
È forse il referendum con il minore impatto sulla vita quotidiana degli italiani, ma è decisamente quello con il maggiore impatto politico. Certo, non è facile tradurre in poche battute il quesito sul legittimo impedimento riportato sulla scheda verde. E coglierne gli effetti giuridici sembra una faccenda più da addetti ai lavori che da comuni mortali.
Anche perché dopo l'intervento della Consulta, quel che è rimasto della legge n. 51 del 2010 non aggiunge nulla di veramente nuovo a quanto è già previsto dal Codice di procedura penale, così come più volte interpretato dalla giurisprudenza. La Consulta ha infatti restituito al giudice quel che la legge sul «legittimo impedimento» gli aveva tolto, cioè il potere di valutare, caso per caso, l'impedimento addotto dal premier o da un ministro per non partecipare ai processi e farli rinviare.
Una valutazione che il giudice conserva anche di fronte agli impegni istituzionali "tipizzati" dalla legge 51, che non costituiscono sempre e comunque un impedimento «assoluto» ma vanno appunto verificati in uno spirito di «leale collaborazione istituzionale». Nulla di nuovo sotto il sole, insomma. Così era prima della legge, così è con le norme rimaste in vigore, così sarà se saranno abrogate dal referendum o dopo la loro scadenza naturale, a ottobre di quest'anno, qualora la vittoria dei sì o dell'astensionismo le lasciasse ancora in vita per quattro mesi.
Tanto rumore per nulla, allora? Non è così. L'esito del referendum non sarà indolore per chi ha voluto la legge n. 51, uno dei tanti tasselli del mosaico costruito in questi anni dal centrodestra per sospendere o far prescrivere prematuramente i processi "politici", segnatamente quelli nei confronti del premier, sul presupposto di una «persecuzione giudiziaria» nei confronti di Silvio Berlusconi. I partiti che votarono per la legge n. 51 oggi vanno in ordine sparso: il Pdl è per far mancare il quorum, anche se dice di voler lasciare i propri elettori liberi di votare secondo coscienza, la Lega non si esprime, Fli lascerà libertà di voto, l'Udc, che sponsorizzò la legge sia pure come «male minore», voterà per l'abrogazione insieme a tutta l'opposizione.
La legge n. 51 nasce all'indomani della bocciatura del Lodo Alfano (che sospendeva i processi alle alte cariche dello Stato) da parte della Consulta e per fermare la corsa del «processo breve» voluto dalla maggioranza per accorciare i processi del premier, anche a costo di spazzar via migliaia di altri dibattimenti in corso. Nasce da una proposta del berlusconiano Enrico Costa, a cui si associa l'Udc, convinta che sia, appunto, il «male minore» rispetto ad altri provvedimenti. Il centrista Michele Vietti, che associa il suo nome a quello di Costa, la ribattezza «il ponte tibetano» perché vale soltanto 18 mesi, durante i quali il Parlamento dovrebbe approvare la versione costituzionale del «legittimo impedimento», il cosiddetto Lodo Alfano bis (presentato però con ritardo dal Pdl e arenatosi al Senato).
Durante l'iter legislativo, i centristi si smarcano perché le nuove norme vengono estese anche ai ministri e viene introdotto l'impedimento continuativo (6 mesi, rinnovabili tre volte) certificato dalla Presidenza del Consiglio e con effetto vincolante per il giudice, obbligato a rinviare il processo. L'impianto, però, non regge e la Consulta, il 13 gennaio 2011, boccia gran parte della legge rimettendola sui binari del Codice.
I PUNTI CHIAVE
SE VINCE IL Sì
Se vince il sì, la norma sul legittimo impedimento viene abrogata. Il premier e i ministri non potranno più invocare, di fronte agli impegni istituzionali "tipizzati" dalla legge n.51, un impedimento a presentarsi nelle aule di giustizia
SE VINCE IL No
Se vince il no, la norma sul legittimo impedimento, comunque molto depotenziata dalla sentenza della Corte costituzionale, rimane in vigore. Essa però giungerà a naturale scadenza il prossimo ottobre
Senza quorum
Se il quorum (50% più uno degli aventi diritto al voto) non viene raggiunto, la norma resta in vigore. Come nel caso in cui vincano i no, la legge n.51 è destinata a "cadere" in ottobre secondo il suo stesso dettato
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