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Questo articolo è stato pubblicato il 10 giugno 2011 alle ore 08:39.
Anche in questo caso, la vittoria del sì eliminerebbe l'obbligo di privatizzare le proprie aziende, lasciando la possibilità di una gestione tutta pubblica.
I PUNTI CHIAVE
SE VINCE IL Sì
Salta il divieto di affidare i servizi idrici, del trasporto locale e della raccolta dei rifiuti ad aziende pubbliche controllate al 100% dagli enti locali senza gare. Salta l'obbligo per gli enti locali di affidare il servizio idrico con gara
SE VINCE IL No
Va avanti la riforma Fitto-Ronchi. Entro il dicembre 2011 tutte le gestioni «in house» affidate ad aziende pubbliche sono azzerate e gli enti locali devono indire gare per riaffidare il servizio
Senza quorum
Stesso effetto della vittoria del No. Parte la stagione delle gare cui potranno partecipare spa private, pubbliche o miste. Se gli enti locali non vogliono la gara, saranno obbligati a cedere il 40% delle proprie aziende
Le posizioni in campo
Sì
Dal Pd alla Destra
Pd, Idv, Sel, Federazione della sinistra, Verdi e Movimento Cinque stelle sono schierati per il sì, così come la Destra di Storace
Umberto Bossi ha definito «attraenti» i primi due quesiti ma la Lega ha lasciato libertà di voto e lo stesso Senatur ha detto che non andrà a votare. Il governatore del Veneto Luca Zaia e il sindaco di Varese Attilio Fontana sono schierati per il sì
No
Terzo polo compatto
Sono per il no i tre partiti del Terzo polo: l'Udc di Pier Ferdinando Casini, il Fli di Gianfranco Fini e l'Api di Francesco Rutelli
Ma anche dentro il Pd ci sono singole posizioni per il no al quesito: tra questi il sindaco di Firenze Matteo Renzi e l'ex sindaco di Torino Sergio Chiamparino
Schierata per il no anche Confindustria, Federutility, Federutility, la federazione che riunisce il 95% dei gestori di acquedotti, fognature e depurazione e l'Aduc
Libertà di voto
Pdl e Lega
Libertà di voto viene indicata dal Pdl e dalla Lega. Ma di fatto i due partiti sono impegnati per il non raggiungimento del quorum.
Nel Pdl sia Silvio Berlusconi che molti ministri ed esponenti Pdl (Sacconi, Prestigiacomo, Scajola, Meloni, La Russa) hanno dichiarato che non andranno a votare. Lo stesso ha fatto Umberto Bossi
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