Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 14 luglio 2011 alle ore 16:08.
«Si dice sempre che l'ultima edizione olimpica e paralimpica è la più grande di sempre. Beh, credo proprio che anche Londra non si sottrarrà a questa regola. Anche e soprattutto nella sua versione paralimpica». La voce di Luca Pancalli, presidente del Comitato Paralimpico Italiano e vicepresidente del Coni e del comitato promotore di Roma 2020 arriva forte e sicura. Anche per i campioni diversamente abili la marcia d'avvicinamento ai Giochi londinesi (dal 29 agosto al 9 settembre 2012) è iniziata, ma già si può intravvedere la meta di un cammino tanto lungo.
Presidente Pancalli, da dove nascono le sue certezze sui Giochi Paralimpici londinesi?
«Da diversi fattori. Primo: il movimento sportivo paralimpico nacque nel1948 proprio in Gran Bretagna. E gli inglesi vorranno evidenziare a tutti i costi questa primogenitura. Poi c'è che il Comitato organizzatore di Olimpiadi e Paralimpiadi è unico, proprio a voler ribadire la perfetta integrazione tra i due mondi, come del resto già evidenziato nella cerimonia di chiusura di Pechino 2008, quando Londra ricevette la bandiera olimpica dalla Cina e atleti normodotati e in carrozzina interagirono in pista fra loro. Un suggerimento che anzi spero venga colto anche da Roma 2020».
L'Italia è pronta all'appuntamento?
«Sotto il profilo agonistico e organizzativo sì; anzi, grazie alla collaborazione col Coni, abbiamo messo in piedi un modello di sviluppo che molti, in Europa, ci invidiano. E dal punto di vista tecnologico la collaborazione con l'Inail e il centro protesi di Budrio sta dando risultati straordinari. Poi però ci sono anche i problemi...».
Quali?
«I soliti, ahimè, quelli sul budget e la tempistica degli stanziamenti. Quest'anno i 6 milioni di euro di contributo governativo sono arrivati solo ad aprile. Non vorrei trovarmi nella stessa situazione nell'anno olimpico, anche se ho ricevuto rassicurazioni in merito...».
In campo, quali le punte della nostra spedizione?
«Le qualificazioni sono in corso, anche se già abbiamo ottenuto dei pass paralimpici. Spero nei nostri sport di squadra – basket e calcio a 5 non vedenti in particolare -; poi nel nuoto, nel tennistavolo, nella scherma. I nomi? Cecilia Camellini nel nuoto, poi alcuni big come il campione del ciclismo Fabrizio Macchi, la cantante non vedente Annalisa Minetti (vincitrice di sSan Remo nel '98, ndr) nell'atletica, Alex Zanardi nella maratona handbike. Ma soprattutto i tanti atleti che ogni giorno praticano lo sport paralimpico ad alto livello».
Sarà l'Olimpiade o la Paralimpiade di Pistorius?
«Lo spero. Ho grande simpatia per il velocista sudafricano, ma devo dire che forse, dopo Pechino, si è concentrato più sulle pubbliche relazioni che sullo sport. Gli auguro una grande edizione dei Giochi, ma che le Paralimpiadi portino alla ribalta tutti quei giovani che quotidianamente trovano nello sport l'occasione per sfidare se stessi e superare i propri limiti, i propri handicap».
Anche il movimento paralimpico deve fare i conti col doping. Da questo punto di vista, cosa accadrà a Londra?
«È una battaglia difficile, improba. Anche il movimento italiano ha avuto un paio di casi negli ultimi due anni. Il problema è la tendenza a livello internazionale, in costante aumento. Purtroppo credo che Londra la confermerà, in particolare in discipline come l'atletica e i pesi. Ma l'importante è non arrendersi e continuare a combattere».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Permalink
Dai nostri archivi
Moved Permanently
The document has moved here.
Tutti gli articoli
- A un anno da Londra 2012 lo sport azzurro punta a «quota 30» ed è sempre più rosa e multietnico
- Pescante: «Le Olimpiadi di Pistorius? Non dimentichiamo tutti gli atleti paralimpici»
- Pancalli: «Budget e doping i problemi da risolvere»
- La ginnastica azzurra verso Londra 2012. Le farfalle della ritmica sognano l'oro
- Londra vista dalla finestra: rugby e golf puntano a Rio 2016