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Questo articolo è stato pubblicato il 28 luglio 2011 alle ore 06:37.

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Per un grande banca, come Deutsche Bank, che riduce di colpo l'esposizione sull'Italia, ce n'è un'altra, Ubs, che si muove esattamente nella direzione opposta. E anzi aumenta con convinzione le puntate sul nostro Paese.

Il colosso elvetico nei primi sei mesi dell'anno ha infatti più che triplicato la parte di portafoglio esposta sulla nostra economia, alzandola da 342 milioni di euro (pari a 395 milioni di franchi) a 1,13 miliardi: un balzo che in termini di percentuali vale circa il 230 per cento. I dati, segnalati sul bilancio appena diffuso dall'istituto elvetico, si riferiscono all'esposizione netta, ovvero al totale di titoli di Stato governativi italiani posseduti, e non comprende invece l'"hedging", ovvero la parte di bond governativi protetta da strumenti di copertura come Cds (credit default swap) o altri derivati. Se si aggiungesse anche questa fetta di investimento, pari a circa 1,5 miliardi di euro, l'esposizione lorda di Ubs sul nostro Paese sarebbe addirittura pari a 2,77 miliardi di euro, il 13% in più dall'inizio dell'anno.

Rialzi che fanno impressione per la loro entità. Ma che in verità vanno letti nel quadro, molto più ampio, del livello totale degli attivi della banca. Perché se si guarda alle dimensioni globali delle attività di Ubs, quella sull'Italia è pur sempre una piccola scommessa. Su un totale di asset pari a circa 1.100 miliardi di euro, la posizione di Ubs verso il nostro Paese è circa il 3% degli asset globali del gruppo. Insomma, poca roba. Quello che è più interessante notare, forse, è però che c'è chi va contro corrente rispetto a un trend che nel corso delle ultime settimane ha visto l'Italia essere l'oggetto di una svendita senza freni da parte di alcuni investitori mondiali, tra cui alcuni fondi pensione di Canada e Stati Uniti per arrivare alle banche in Europa, come conferma il caso di alleggerimento di Deutsche Bank.

L'istituto tedesco ha scelto infatti di ridurre drasticamente la posizione sul nostro Paese, abbattendola da 8 miliardi di euro a 996 milioni. E altrettanto ha fatto nei confronti degli altri debiti sovrani europei, che sono stati tagliati da 12,1 miliardi di fine 2010 a 3,67 miliardi. Se si vuole, la mossa di Ubs può essere interpretata come un atto di fiducia verso l'Italia anche alla luce delle altre scommesse che l'istituto elvetico ha fatto verso gli altri Paesi periferici europei con rating doppia A o inferiore.

L'esposizione netta sull'Italia è infatti praticamente doppia rispetto a quella sul Belgio; sei volte superiore a quella spagnola, dodici volte più ampia rispetto alla Grecia. E neppure si può dire che l'investimento sull'Italia faccia parte di un piano indifferenziato di acquisto del debito sovrano di tutti i Paesi periferici. Non si spiegherebbe del resto la scelta di ridurre, da 106 a 37 milioni di euro, l'esposizione sul'Islanda. Oppure di abbassare quella sull'Irlanda, passata da a 17 a 3,4 milioni di euro.

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