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Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2011 alle ore 15:22.

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Ellen Johnson Sirleaf (Reuters)Ellen Johnson Sirleaf (Reuters)

Se è vero che Ellen Johnson Sirleaf è più popolare a livello internazionale che a casa propria, va anche detto che il compito di rimettere in piedi un paese devastato dalla guerra civile sarebbe stato arduo per chiunque. Chi critica i sei anni della sua presidenza evidenzia che addirittura le strade del centro di Monrovia non sono state del tutto riparate. Molti liberiani si lamentano del fatto che anche nella capitale mancano acqua ed elettricità. O che il reddito pro-capite nel paese sia pari a 300 dollari. Eppure ingenti finanziamenti internazionali sono arrivati in questo paese. Gli Stati Uniti hanno stanziato circa 600 milioni di dollari e cinque miliardi di dollari di debito sono stati cancellati. Sirleaf ha rinegoziato un contratto da 1 miliardo di dollari con il gigante dell'acciaio mondiale Arcelor Mittal e affidato alla Cina concessioni per 2,6 miliardi di dollari. La Liberia non è più sottoposta a embargo per l'esportazione di legname o diamanti.

Esperti internazionali operativi in Liberia parlano però di corruzione endemica a livello governativo. Chi si lamenta della presidenza Sirleaf dice in sostanza che la montagna ha partorito il topolino. Oltre alle centinaia di migliaia di vittime di 14 anni di guerra civile, il dei profughi liberiani che vivono ancora nei paesi confinanti, continua. Una generazione di ex bambini soldato vive oggi in un paese in cui si guarda al futuro, ma da disoccupati, per giunta ancora afflitti dai traumi del passato. La Liberia figura al 162esimo posto nella classifica mondiale delle sviluppo stilata dalle Nazioni Unite. Prime che Sirleaf diventasse presidente era 164esima.

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