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Questo articolo è stato pubblicato il 14 novembre 2011 alle ore 20:49.
L'ultima modifica è del 14 novembre 2011 alle ore 17:25.

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Uno: «Desidero politici al governo, ma l'importante è il loro appoggio». Due: «Non accetterei un governo a tempo». Tre: «Non ho mai usato il termine lacrime e sangue, sacrifici forse sì». Al termine del primo giorno di consultazioni, in conferenza stampa, il premier incaricato Mario Monti comincia a piantare qualche paletto, a partire dalla natura del nuovo esecutivo. Ed ecco i desiderata dell'ex commissario Ue. La presenza di politici nella squadra di governo, spiega Monti, «è una questione che non vorrei drammatizzare: mi è sembrato importante dare un segnale concreto e aperto a quell'apporto che necessariamente dovrò avere dalle forze politiche, e di averlo anche in termini di risorse umane, cioè membri del governo».

Senza appoggio dei partiti lascio. I segretari dentro? Presenza non è indispensabile
Insomma, il loro apporto è auspicabile, «ma l'importante - avverte l'ex commissario Ue - sarà comunque che diano l'appoggio senza il quale io non mi accingerei nemmeno al compito». Ad ogni modo, assicura Monti, «la compagine sarà convincente ed efficace». Qualcuno insiste sul punto, prova a carpire le intenzioni dell'ex commissario Ue e chiede se stia valutando un coinvolgimento dei leader dei partit. «Che i segretari dei partiti che appoggeranno il governo siano presenti in esso non mi sembra condizione indispensabile», è la risposta di Monti. «Che ci sia un convinto appoggio da parte loro sull'ispirazione, le caratteristiche, i valori e la prospettiva operativa del governo mi sembra indispensabile».

Manovra correttiva? Prematuro parlarne
Dunque, l'appoggio è condizione necessaria, ma si andrà avanti anche senza politici nell'esecutivo. U
n cronista lo interpella poi sull'esigenza di una manovra correttiva, come chiede l'Europa. Monti, però, con il consueto savoir faire glissa. «La ringrazio per la domanda - dice - ma in questa fase sarebbe prematuro parlarne». L'ipotesi di una nuova correzione da 25 miliardi per mettere in sicurezza i conti pubblici e assicurare il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2013 sarà sul tavolo del futuro esecutivo, ma l'ex commissario Ue preferisce non sbilanciarsi davanti alla stampa.

Non sarà governo a tempo, orizzonte è fine legislatura
Chiarisce, invece, questo sì, che il suo governo non «sarà a tempo. L'orizzonte temporale in cui il futuro governo si colloca è da oggi alla fine della legislatura. Ovvio che il Parlamento può decidere in qualunque momento che il governo non è più degno della sua fiducia, ammesso che gliela conceda. Se però venisse prefissata una data al di qua dell'orizzonte fissato di fine legislatura, questo toglierebbe credibilità all'orizzonte del governo. E non lo accetterei».

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