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Questo articolo è stato pubblicato il 11 dicembre 2011 alle ore 15:04.

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Il Parlamento provvederà al taglio delle indennità (guarda di quanto) a favore dei suoi componenti, ma il Governo non ha potere di intervento. A mettere nero su bianco le prerogative in materia di stipendi - dopo che nelle ultime ore è esplosa la rivolta contro i tagli e non sono ovviamente mancate le polemiche sull'opportunità che deputati e senatori si oppongano, ritenendosi al di sopra della crisi - sono stati in tarda mattinata, con una nota, i presidenti delle Camere, Renato Schifani e Gianfranco Fini. «Non corrisponde al vero - si legge nel comunicato - quanto ipotizzato da alcuni organi di informazione circa la presunta volontà del Parlamento di non assumere comportamenti in sintonia con il rigore che la grave crisi economica-finanziaria impone a tutti».

I presidenti Schifani e Fini chiedono al presidente Istat, Enrico Giovannini, di concludere «nel più breve tempo possibile i lavori della commissione» incaricata di studiare le indennità parlamentari in Europa «per poter subito procedere» al taglio delle indennità in Italia. La polemica relativa all'indennità dei parlamentari si è innescata dopo che la manovra Monti, il decreto legge 201/2011, ha stabilito, all'articolo 23 una precisa road map per la commissione presieduta da Enrico Giovannini, istituita dalla manovra di luglio, e incaricata di fornire la comparazione con gli altri sistemi europei.

La vicenda ha sollevato le reazioni anche dei parlamentari. «Non corrisponde al vero - ha commentato Guido Crosetto, Pdl - quanto ipotizzato da alcuni organi di informazione circa la presunta volontà del Parlamento di non assumere comportamenti in sintonia con il rigore che la grave crisi economica-finanziaria impone a tutti». «Il 2012 deve iniziare all'insegna della sobrietà per tutti gli italiani, ma soprattutto per i politici», ha invece affermato il vice presidente del Fli, Italo Bocchino.

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