Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 07 gennaio 2012 alle ore 14:43.

My24
(Ansa)(Ansa)

Mario Monti lo ripete a ogni pie' sospinto: le liberalizzazioni si faranno, «elimineremo i colli di bottiglia, saranno equilibrate e pragmatiche, non timide», ha ribadito da Reggio Emilia. Ma il solo annuncio del Governo provoca anche oggi l'immediata sollevazione dei diretti interessati. Perché, dalle categorie fino al Parlamento, è tutto un moltiplicarsi di distinguo e paletti. Non a caso, ieri, il ministro Corrado Passera si era lasciato scappare un «andiamo avanti, ma non è facile». Così, oggi, sono i negozianti a salire in cattedra per denunciare il possibile impatto negativo di nuove "lenzuolate" liberalizzatrici. Per effetto delle liberalizzazioni e della crisi nei prossimi tre anni, avverte Mauro Bussoni, vicedirettore generale di Confesercenti, «chiuderanno 80mila esercizi commerciali e si perderanno 240mila posti di lavoro».

Confesercenti: nessun aumento dei consumi da apertura mercato
Bussoni non è il primo a fare le barricate contro l'esecutivo. Già ieri l'allarme era partito dal numero uno di Confesercenti, Marco Venturi. Il provvedimento allo studio del governo, ribadisce il vicedg, «è fuori dal mondo e favorisce solo la Grande distribuzione, senza dare benefici ai cittadini». «Non siamo d'accordo con questo provvedimento - spiega Bussoni - e siamo preoccupati. Sbaglia chi pensa che con la possibilità di tenere aperti sempre gli esercizi si recuperano punti di Pil». Secondo il vice direttore generale di Confesercenti non solo «non ci sarà un aumento dei consumi, perché da almeno 4-5 anni sono in decrescita e non ci sono segnali di ripresa, ma non ci sarà neanche un aumento degli esercizi. Anzi, molti chiuderanno».

La sponda delle Regioni ai negozianti
Insomma, a detta dei commercianti, le liberalizzazioni accentueranno gli squilibri tra i piccoli e la grande distribuzione. Per questo Confesercenti confida nella battaglia ingaggiata da alcune Regioni che hanno impugnato la manovra di Natale davanti alla Consulta. «Spero che altre aderiranno. C'è un problema di compatibilità sociale: se dobbiamo stare aperti sempre allora devono anche funzionare asili, scuole, sicurezza e trasporti. Per non parlare del problema della gestione del tempo libero in famiglia».

Il Pdl avverte il premier: no a scelte unilaterali
A remare contro l'esecutivo, però, non ci sono solo i commercianti. Anche i partiti, infatti, si agitano moltissimo in vista della fase due. E oggi il Pdl è tornato a fissare i propri paletti sulla strada delle liberalizzazioni. «Vogliamo più libertà per l'economia. Ma tutto ciò non ha nulla a che fare con la persecuzione di alcune attività professionali o del lavoro autonomo che non rappresentano un ostacolo alla crescita, anzi ne possono essere una garanzia. Non accetteremo provvedimenti unilaterali», avverte Maurizio Gasparri, capogruppo del Pdl al Senato. Mentre il collega della Camera, Fabrizio Cicchitto, chiarisce il metodo da seguire. «Non si puòpensare di procedere sul secondo e sul terzo tema con metodologie diverse, per cui sulle liberalizzazioni si andrebbe avanti con decreto e tutti dovrebbero accettare il fatto compiuto e sulla riforma del mercato del lavoro non si potrebbe far nulla che non abbia il SI della Cgil».

Idv: no a privatizzazione dell'acqua. Morelli (Confindustria): serve azione seria e decisa
A mettere i bastoni tra le ruote del Governo, c'è poi anche l'Idv che si dice favorevole alle liberalizzazioni ma esclude la privatizzazione dell'acqua. Mentre il numero uno dei Giovani di Confindustria, Jacopo Morelli, sottolinea che l'Italia può farcela a patto di «uscire dalla logica dei veti e degli interessi di parte», puntando a «un'azione seria di semplificazione e
liberalizzazioni» e sulla «diffusione di infrastrutture che rendano più agevole fare impresa».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi