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Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2012 alle ore 10:39.

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Il ministro degli esteri tedesco, Guido Westerwelle (Afp)Il ministro degli esteri tedesco, Guido Westerwelle (Afp)

È stallo sui negoziati tra Atene e creditori privati sull'ammontare del tasso da applicare ai nuovi bond dopo lo swap sui 200 miliardi di euro di bond detenuti dalla banche e assicurazioni. I privati (francesi e tedeschi in primis) chiedono il 5% per i nuovi ventenenali o trentennali, mentre il governo Papademos offre il 4% e Berlino vuole imporre solo il 3%.

I creditori della Grecia stanno valutando la possibilità di chiedere ai leader di Francia e Germania di intervenire direttamente visto che furono loro nel vertice a due di Deauville a decidere il coinvolgimento dei privati nello swap greco, per sbloccare le negoziazioni sull'ammontare delle perdite (circa 100 miliardi di euro) che banche e gli altri creditori dovrebbero assumersi.

Lo riporta il Financial Times, secondo il quale l'appello a Francia e Germania arriva dopo la rottura delle negoziazioni venerdì e in seguito ai crescenti timori che la Grecia possa divenire il primo paese avanzato a fare default negli ultimi 60 anni e il primo dell'area euro. Il ministro degli esteri tedesco, Guido Westerwelle, è volato in tutta fretta ad Atene domenica per partecipare alle negoziazioni sul coinvolgimento del settore privato (Psi) con il premier greco Lucas Papademos, ex vice presidente della Bce.

Il direttore generale dell'IIF, l'associazione che rappresenta le maggiori banche e hedge funds creditori della Grecia, Charles Dallara, insieme a Jean Lemierre di BNP Paribas, ritiene che un accordo di principio debba essere completato entro la fine della settimana se si vuole finalizzare il piano di ristrutturazione del debito greco in tempo (20 marzo) per la scadenza di un bond greco da 14,4 miliardi di euro. Atene ha in cassa appena 11 miliardi di euro e non sarebbe in grado di ripagare i bond. Dallara, americano, non risparmia le critiche all'Europa: i leader europei «avevano detto di voler un accordo con un haircut del 50% su base volontaria. I loro collaboratori non stanno seguendo questa decisione».

I continui ritardi non fanno che aggravare la situazione di tutta l'area euro già colpita a freddo dal downgrade di Francia e Austria (che hanno perso la tripla a) oltre a Spagna e Italia. Anche l'ESFS, il fondo salva stati ora è a rischio downgrade mentre le agenzie di rating, tutte americane continuano stranamente ad avere un atteggiamento molto prudente e accondiscendente sulla precaria situazione dell'economia britannica.

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