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Questo articolo è stato pubblicato il 08 febbraio 2012 alle ore 19:57.

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(Afp)(Afp)

Damasco. La crisi siriana corre su due binari, uno interno, nel feroce e non sempre decifrabile assedio di Homs, un altro internazionale, dove la diplomazia annaspa nel trovare una risposta allo scivolamento verso la guerra civile mentre l'Unione europea, dopo il richiamo di alcuni ambasciatori tra cui quello italiano, prepara nuove sanzioni.

Ma forse c'è un elemento nuovo a conferma dell'ipotesi che la Siria sia destinata a diventare, senza una tregua delle armi, il campo di battaglia di una "guerra per procura" tra il fronte arabo-occidentale e quello iraniano e russo.

Secondo Debka File, il sito web israeliano di intelligence, unità delle forze speciali di Gran Bretagna e Qatar si sono infiltrate a Homs e pur non partecipando direttamente ai combattimenti stanno fornendo assistenza tecnica e militare ai ribelli. La notizia è accreditata da altri servizi occidentali, anche se in casi come questi è arduo individuare il confine tra informazione e disinformazione.

La credibilità di queste affermazioni, se non la fondatezza, è però avvalorata dal contesto: la Turchia ospita ai suoi confini il Free Syrian Army e a Iskenderum, nella provincia di Hatay, si è insediato da diversi mesi un comando multinazionale ristretto composto da ufficiali americani, inglesi, francesi, canadesi e arabi degli Emirati, del Qatar e dell'Arabia Saudita. C'erano già dunque le premesse per operazioni coperte in territorio siriano con il coinvolgimento della Turchia che punterebbe in futuro a creare delle zone cuscinetto ai confini con la Siria, in particolare nell'area curda ritenuta da Ankara assai sensibile.

L'assedio di Homs, secondo i media arabi, sta diventando sempre più feroce. Almeno 20 neonati sarebbero deceduti nelle incubatrici, lo affermano i Comitati locali in dichiarazioni al network televisivo del Qatar Al-Jazeera. Gli attacchi dell'esercito contro il centro di Homs avrebbero colpito l'ospedale causando un black-out che avrebbe provocato la morte dei neonati. La notizia è stata però smentita dal regime che, tramite la tv di stato, l'ha definita priva di ogni fondamento.

Altre voci si rincorrono poi sul fronte internazionale. Per la prima volta, secondo Cnn, il Pentagono ha cominciato a studiare un ipotetico piano di attacco contro Assad. Scenario escluso categoricamente dall'Unione: «La Siria non è la Libia», dice Bruxelles. I Ventisette stanno studiando un inasprimento delle sanzioni contro la Banca centrale, colpendo le importazioni di fosfati e di oro.

Si valutano intanto i risultati della missione del ministro degli Esteri russo di martedì a Damasco: Sergej Lavrov afferma che Bashar Assad ha incaricato il suo vice Faruq al Shara di contattare i gruppi di opposizione per organizzare «un dialogo nazionale che coinvolga tutte le forze politiche». Quanto alle dimissioni di Assad, Lavrov ha affermato che «non si possono anticipare i risultati di un processo interno».

La Turchia ha lanciato intanto l'idea di una conferenza internazionale sulla Siria mentre il presidente russo Dimitry Medvedev sostiene la necessità di cercare soluzioni all'Onu, dove per altro Mosca aveva messo il veto alla risoluzione di condanna del regime. Quanto all'Italia il ministro degli Esteri Giulio Terzi, ha espresso "irritazione" per il massacro dei civili aggiungendo che la crisi siriana sarà domani al centro dei colloqui alla Casa Bianca tra il premier Mario Monti e il presidente Obama.

A Homs e in Siria si continua a morire. La tv di stato ha confermato l'esplosione nel quartiere di Bayada di un'autobomba con «morti e feriti tra i civili e le forze di sicurezza». L'ordigno secondo la tv è stato fatto esplodere da «bande di terroristi». Il bilancio dell'attentato è ancora incerto ma in totale - le cifre sono fornite dell'opposizione - ieri sarebbero morte in Siria almeno 50 persone.

Le notizie vengono date dai media indipendenti con il condizionale perché gli eventi siriani non possono essere verificati sul terreno dalla stampa internazionale in quanto il regime di Damasco, salvo rari casi, impedisce l'ingresso ai giornalisti stranieri. La situazione è comunque critica da diverse settimane: Ali Hazouri, dottore nel quartiere Baba Amr, ha riferito che un ospedale da campo è stato colpito diverse volte e molti medici sono stati feriti in modo grave. L'organizzazione francese Medici senza frontiere (Msf) afferma che il regime sta perseguitando dottori e infermieri che curano i feriti.

Homs si sta sgretolando sotto i bombardamenti ma con la città affonda anche la residua legittimità del regime di Bashar, alleato di ferro dell'Iran, al quale non restano molte chance per restare in sella o trovare una via di uscita.

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