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Questo articolo è stato pubblicato il 16 marzo 2012 alle ore 16:18.
L'ultima modifica è del 16 marzo 2012 alle ore 08:51.

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La Regione Lombardia è la più "indagata" d'Italia. Con l'indagine che coinvolge Romano La Russa, sale a 10 (su 80) il numero di consiglieri regionali sotto inchiesta giudiziaria in Lombardia. Appena mercoledì scorso accuse di corruzione e di finanziamento illecito dei partiti sono state rivolte ad Angelo Giammario (Pdl). Ma prima di lui, a finire sotto accusa in indagini diverse fra loro, sono stati lo stesso presidente del Consiglio Davide Boni (Lega, per corruzione).

Boni, presidente del consiglio regionale della Lombardia l'accusa della procura di Milano è accusato di aver intascato tangenti per favorire alcuni imprenditori negli appalti a Cassano d'Adda, in provincia di Milano, a Monza e a Sesto San Giovanni. Insieme a lui sono indagate altre 8 persone (tra cui l'ex sindaco di Cassano d'Adda, un ex assessore, e gli imprenditori edili Zunino e Monastero). In questa vicenda non si parla solo di corruzione, ma di finanziamento illecito al partito. Boni, sostenuto dalla Lega, non si è dimesso, né è stato messo ai voti il documento di sfiducia.

Tra le inchieste che hanno scosso di più il Pirellone c'è quella a carico di Filippo Penati, ex Pd ed ex vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia, accusato per reati che, secondo la procura di Monza, sarebbero stati compiuti molti anni fa, quando il politico era sindaco di Sesto San Giovanni e presidente della provincia di Milano (quindi, indicativamente, da prima del 2000 fino 2009, e in alcuni episodi si parla pertanto di prescrizione).

L'accusa per lui è quella, ancora una volta, di aver agevolato imprenditori edili e del campo dei trasporti (tra cui sempre Zunino, o Giuseppe Pasini e Piero Di Caterina, diventati poi le gole profonde dell'inchiesta).

Anche in questo caso l'ipotesi della procura è più ampia, e riguarda il fatto che dietro l'acquisto da parte della provincia di Milano del 15% di Serravalle dal gruppo Gavio si nasconde una tangente da 2 milioni servita per finanziare la campagna elettorale di Penati. Anche per il politico ex Pd dalla concussione e dalla corruzione del cosiddetto "sistema Sesto", si sconfina nell'ipotesi giudiziaria di finanziamento illecito ai partiti. Poco più di una settimana fa il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio per varie ipotesi di reato, fra cui corruzione.

Le altre due inchieste recenti sono quelle a carico di Massimo
Ponzoni
, Pdl, finito in custodia cautelare in carcere per corruzione, concussione e bancarotta fraudolenta, e di Franco Nicoli Cristiani, Pdl, anche lui finito in custodia cautelare in carcere, con l'accusa di traffico illecito di rifiuti tossici. Entrambi facevano parte dell'ufficio di presidenza della Regione (come Penati e Boni).

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