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Questo articolo è stato pubblicato il 07 aprile 2012 alle ore 12:29.

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Un cartellone di sostegno a Umberto Bossi esposto davanti all'ingresso della sede della Lega Nord a Gemonio (Va)Un cartellone di sostegno a Umberto Bossi esposto davanti all'ingresso della sede della Lega Nord a Gemonio (Va)

«L'unica cosa che posso fare adesso è cercare di tenere unito tutto, tenere unita la Lega, evitare che ci siano scontri tra i dirigenti. Li aiuto un po', faccio quello che posso». Così Umberto Bossi all'indomani delle ulteriori rivelazioni sull'inchiesta che ha terremotato la Lega, mettendo al centro dell'attenzione l'ipotesi che proprio la famiglia del leader sia protagonista di un utilizzo spregiudicato del denaro del partito, ovvero denaro pubblico. «Io adesso devo stare lontano - ha ammesso il senatur, che giovedì si è dimesso dopo un ventennio da segretario federale - non posso fare altro, devo stare un passo indietro, hanno tirato dentro i miei figli in questa cosa tremenda...».

«Faccio un po' di lavoro, vedo delle persone...». Bossi è partito questa mattina da Gemonio, dove, vicino a casa, i militanti gli avevano dedicato un cartello con scritto a mano «non mollare». Arrivato a Milano, ha trovato alcuni sostenitori che erano andati a salutarlo. Bossi ha raggiunto la sede della Lega in via Bellerio alle 10.30 ed è stato poi raggiunto da Roberto Castelli, Francesco Speroni e Giancarlo Giorgetti che è arrivato per ultimo poco prima delle 12. Al momento mancano all'appello gli esponenti del triumvirato che dovrà guidare la Lega fino al congresso federale, cioè Roberto Maroni, Roberto Calderoli e Manuela Dal Lago.

Prima di fare il suo ingresso in via Bellerio Roberto Castelli si è fermato a parlare con i cronisti spiegando di essere stato chiamato da Umberto Bossi mentre stava partendo per la montagna e di essere tornato indietro, ma di non sapere se la convocazione fosse a titolo personale oppure se per un vertice. Castelli, alla domanda se secondo lui Umberto Bossi sapesse qualcosa dell'utilizzo in proprio dei fondi pubblici da parte dell'ex tesoriere della Lega Belsito, ha ribadito che Bossi «non sapeva niente».

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