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Questo articolo è stato pubblicato il 06 maggio 2012 alle ore 14:36.
L'idea di una Tobin tax all'europea sta lentamente entrando. Più passa il tempo e più sembra essere un'idea condivisa. Certo, non si può andare avanti così. Non è possibile che il capitalismo finanziario speculi sull'economia reale, sul destino delle aziende, sul futuro di milioni di persone.
Con la crisi economica il sogno europeo si è trasformato in un incubo?
Il rigore è necessario ma non sufficiente. Se tu non offri una via di uscita alla crisi, i piani di austerità sono dei rimedi nel breve termine che rischiano di essere strumentali. Curano il malato ma non lo guariscono. Il vero problema è che oggi i singoli Paesi sono troppo esposti davanti ai mercati finanziari, non hanno la forza per opporsi. O sei un pesce grande, come Stati Uniti e Cina, o i mercati ti mangiano. Con la crisi del debito i singoli Paesi europei hanno di fatto perso la loro sovranità. È cambiato il mondo.
Intanto l'Europessimismo cresce. In Grecia, la frammentazione politica che probabilmente uscirà dalle urne rischia di condannare il Paese alla ingovernabilità. In Francia, Marine Le Pen al primo turno ha avuto un successo impensabile…
Le faccio io una domanda. Perché secondo lei fanno meglio gli euroscettici di Londra? Stanno meglio di noi gli inglesi?
No.
Ebbene, oggi sembra che la finanza valga di più delle nazioni. Ed è una cosa inaccettabile. Di certo è la fine di un periodo storico e se nessuno vi pone rimedio, l'Europa rischia davvero l'implosione. Bisogna trovare dei freni alle storture dei mercati, al capitalismo malato.
L'euro non è stato un progetto troppo ambizioso?
È stato un miracolo politico. E per sette anni la moneta unica ci ha protetto in un modo straordinario. Bisogna andare avanti.
Come giudica la cura dei conti italiani messa in atto dal Governo Monti?
Monti sta facendo il possibile ma purtroppo deve operare in questo contesto.
Le misure del governo Monti sembrano non essere sufficienti per evitare i rialzi dello spread. Non basta evocarla la crescita perché si materializzi… Il discorso non è solo italiano ovviamente…
È vero, le politiche nazionali, pur se fondamentali, non sono più sufficienti. Io dico, insisto, che bisogna rilanciare l'Europa. Un patto per la crescita e per la finanza. Sulla crescita, Italia e Spagna devono chiedere al prossimo presidente francese, chiunque esso sia, di fare fronte comune per sviluppare una politica industriale europea. D'altra parte noi vinciamo la concorrenza asiatica solo se creiamo un grande cluster industriale europeo. Un cluster che avrà certamente come centro la Germania ma che non potrà funzionare senza gli altri partner europei.
Come se ne viene fuori dalla crisi del debito?
Per superare questa crisi drammatica, che è la più grave dal dopoguerra, e immaginare una nuova stagione di benessere bisogna avere il coraggio e la visione dei padri fondatori. L'Europa insomma non si salva con le sue divisioni: non è quello che ha costruito l'Europa che ha creato la crisi ma quello che non ha ancora costruito.
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