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Questo articolo è stato pubblicato il 19 agosto 2012 alle ore 18:16.
Cara Professoressa Guarnieri,
Caro Professor Vittadini,
Cari ragazzi,
venendo a Rimini, questa mattina, sapevo che avrei trovato una platea vivace. Non uno, ma migliaia di interlocutori, ciascuno con la sua proposta, la sua visione della vita e, certamente, un bagaglio carico di aspettative e preoccupazioni per il futuro.
Sono fermamente convinto del fatto che la vita pone a ciascuno di noi nuove sfide da affrontare, tutti i giorni, a qualsiasi età. Ciascuna sfida, quelle vinte, ma anche quelle da cui usciamo sconfitti, aiutano a costruire quello che saremo nel futuro. Per questo motivo non credo esistano sfide più o meno importanti. Può cambiare la tensione con la quale le affrontiamo. Certamente cambia la nostra preparazione e la capacità di accettarne gli esiti.
Provo a raccogliere l'invito rivoltoci dalla Professoressa Guarnieri: quello cioè di confrontarsi e affrontare le proprie sfide: le vostre quelle più difficili. Sono difficili perché l'incognita del percorso che vi aspetta è spesso più forte della fiducia che avete in voi stessi; oppure perché talvolta l'impazienza di trovare una dimensione che vi soddisfi prevale sulla pazienza di aspettare il fatidico "momento giusto". Sono certo che alcuni di voi non hanno nemmeno la certezza di quale sia davvero la collocazione più appropriata: se in Italia o all'estero, se da liberi professionisti, imprenditori o impiegati, nel privato o nella pubblica amministrazione.
"IMPREVEDIBILE ISTANTE"
Voi ragazzi lo avete chiamato "imprevedibile istante". È una definizione affascinante, e le parole che il Professor Vittadini e la Professoressa Guarnieri hanno pronunciato poc'anzi, ricordando l'impegno che ciascuno di noi deve porre sulla costruzione della propria persona, ne danno conferma.
Se interpreto bene il vostro pensiero, la crescita personale prende le mosse dalla capacità di iniziativa individuale, dalle soddisfazioni alle quali ciascuno può ambire legittimamente, ma che deve saper conquistare passo dopo passo, con il merito. È questione di istanti, che restano imprevedibili perché non ci è dato sapere se e come sapremo far nostro l'insegnamento che ci lasciano. Possiamo soltanto affidarci alla fiducia in noi stessi, maturandola dalla preparazione, dallo studio e dalla capacità di ascolto.
L'imprevedibilità è quindi un elemento essenziale. Solamente la forza di volontà, unitamente alla capacità che ciascuno ha e sa usare, sono il motore del successo personale, qualunque dimensione gli si voglia dare: professionale o umano.
A me l'imprevedibilità dell'istante ricorda un bel film di qualche anno fa: "L'attimo fuggente". Il professore che incita i suoi allievi ad abbandonare gli schemi, a ragionare con la propria testa, guardando il mondo da una prospettiva diversa, è la sintesi perfetta di quello di cui stiamo parlando. Nel film il professore chiede agli allievi di salire in piedi sul banco, osservando l'aula – il loro piccolo universo – da un punto mai sperimentato prima. In cortile chiede loro di camminare, scegliendo il passo che preferiscono, ad una sola condizione: che sia il "loro" passo.
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