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Questo articolo è stato pubblicato il 19 agosto 2012 alle ore 18:16.

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Quarto obiettivo: tra le nostre priorità c'è anche il contrasto all'insuccesso formativo, alla dispersione e all'abbandono scolastico. L'Agenda di Lisbona – che questo Governo sposa pienamente – pone l'obiettivo di portare il tasso di fallimento formativo sotto il 10%. Sono ben 8 punti percentuali in meno di quello attuale. Senza contare il tasso di abbandono scolastico dei giovani tra i 15 e i 24 anni, che – ha ricordato recentemente il Corriere della Sera citando una ricerca di Confartigianato – resta elevatissimo: 18,6%.
Per riuscire stiamo portando avanti azioni specifiche per contrastare le cause di fenomeni di mancata scolarità e per promuovere il recupero delle aree scolastiche più compromesse, anche potenziando iniziative di educazione alla cittadinanza e alla legalità.
Di esempi ce ne sono molti. Tra i tanti, cito i "Fondi alle Regioni il diritto allo studio degli studenti meno abbienti". Grazie a questi Fondi abbiamo potuto stanziare 103 milioni di Euro a favore delle Regioni per la fornitura gratuita, nel prossimo anno scolastico, dei libri di testo delle scuole dell'obbligo e secondarie superiori.
Quinto obiettivo: riteniamo strategica la promozione della mobilità degli studenti, estendendo a tutti la possibilità di studiare e fare esperienza lavorativa all'estero, per poi tornare nel nostro Paese e far fruttare le conoscenze apprese.
Vi cito l'esempio del progetto Angels. Il nome, da solo, dice tutto: 5,3 milioni di Euro, ripartiti in tre annualità, con tre obiettivi principali: Anzitutto, far sperimentare agli studenti metodi di ricerca e insegnamento propri di altri sistemi educativi e sviluppati da centri di eccellenza internazionale; Inoltre, accrescere la domanda di qualità nell'insegnamento e nella ricerca; Infine, favorire la competitività e l'azione delle imprese del Mezzogiorno attraverso la formazione di nuove classi dirigenti.
Per quanto riguarda l'università il nostro progetto è, si fa per dire, "semplice": prima di tutto, vogliamo azzerare la "fuga dei cervelli" dal Paese, partendo dal momento in cui quei cervelli si stanno formando. Appena pochi giorni fa sfogliavo uno studio condotto dall'Istituto per la Competitività sul costo che la fuga dei cervelli produce per il nostro PIL. I dati sono preoccupanti. Il saldo negativo viene stimato in 1,2 miliardi di euro. Lo stesso studio quantifica in 20 miliardi di euro annui l'incremento di PIL che deriverebbe dall'azzeramento di questo saldo.
Contestualmente, stiamo cercando di migliorare gli atenei. Lo stiamo facendo attraverso tante azioni concrete, tre in particolare:
prima tra tutte quella finalizzata a favorire la "permeabilità" fra Università, imprese e centri di ricerca. Un sistema "poroso" in cui ciascuno degli attori che lo compongono offre agli altri il proprio valore aggiunto e ha la possibilità di colmare le proprie lacune facendo perno sulle competenze messe a disposizione dagli altri.

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