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Questo articolo è stato pubblicato il 23 agosto 2012 alle ore 07:00.
L'ultima modifica è del 23 agosto 2012 alle ore 09:21.

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Chiariamo tre ulteriori aspetti della nostra proposta.
Un aspetto riguarda l'opportunità o meno di tenere distinti eurobond per mutualizzare parte dei debiti da quelli per fare investimenti. Gli Eub unificano le due tipologie perché gli investimenti per unificare le reti infrastrutturali materiali e immateriali (R&S) nella Uem rafforzerebbero il Ffe aumentando il suo contenuto reale e la sua capacità reddituale. Le garanzie reali unite nel Ffe valgono di più delle stesse disunite nei Puem e lo stesso vale per gli investimenti unificati.
Un altro aspetto riguarda "l'incentivo al debito" che i Puem poco virtuosi avrebbero dalla diminuzione del loro debito pubblico verso il mercato.Per evitarlo avevamo proposto di ponderare i voti dentro il Ffe anche in funzione inversa alla eccedenza del debito sul Pil di ogni Puem rispetto al 60 per cento. Il dispositivo può essere aggravato prevedendo che se un Puem fa crescere il suo debito sul Pil è tenuto a un ulteriore conferimento di capitale reale al Ffe senza aumento nelle quote di partecipazione. Il terzo aspetto riguarda le eventuali necessità di ricapitalizzazione del Ffe che dovrebbero sempre avvenire con conferimenti reali proporzionali dei Puem e non con garanzie nominali.

Quali novità dai Fondi salva Stati ( EFSF e ESM)
Il varo del Ffe può adesso beneficiare dell'esperienza del Fondo salva stati (Efsf) che ha emesso dei RescueBond per sostenere Grecia, Irlanda e Portogallo in crisi e prossimamente la Spagna.
Il Fondo Efsf non è piccolo avendo un capitale di 780 miliardi di euro garantito dai Puem con le seguenti quote principali: Germania(27,06%), Francia(20,31%), Italia(17,86%), Spagna(11,87%). In totale questi Paesi garantiscono il 77,10% del capitale. Quindi l'Italia è impegnata per 139 miliardi che vanno a gravare il nostro debito pubblico via via che i RescueBond vengono emessi. Dunque non siamo dei sopportati perché anche noi supportiamo!
Il Fondo dopo un partenza lenta nel 2011 ha intensificato le sue emissioni obbligazionarie nel 2012 sia a lungo temine (con emissioni da 1 anno a 25 anni di durata) sia a breve termine (da 3 e 6 mesi) sia con cessioni dirette di RescueBond per la ristrutturazione, anche con i privati, del debito greco. In definitiva sono ormai impegnati, Spagna compresa, 300 miliardi di euro e sono tuttora utilizzabili 140 miliardi dei 440 ammissibili. Il Fondo ha dimostrato che vi è una forte domanda ad ottime condizioni di mercato per titoli emessi dall'Eurozona unitariamente. Infatti i RescueBond hanno avuto una domanda sempre molto maggiore dell'offerta e interessi che per i titoli a breve sono andati da un minimo negativo ad un massimo di 0,266% e per i titoli a lungo termine da un minimo di 0,335%(ad un anno)ad un massimo di 3, 875% (sui 20 anni) e di 3, 375 (sui 25 anni). La struttura geografica della domanda denota una forte componente europea e asiatica che supera molto spesso il 90% mentre quella per tipologia di investitori vede banche centrali, Fondi sovrani, governi, intorno al 40%. Sono risultati importanti se si considera che lo Efsf è una società di diritto privato lussemburghese a tempo determinato, che il capitale non è versato ma solo garantito,che la Uem potrebbe rompersi.

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