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Questo articolo è stato pubblicato il 23 agosto 2012 alle ore 07:00.
L'ultima modifica è del 23 agosto 2012 alle ore 09:21.

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Lo Efsf è stato un buon test delle potenzialità di emissione di Eurobond e il fondo Esm(European Stabilization Mechanism)che gli subentrerà dal luglio 2013 ha delle potenzialità ben maggiori trattandosi di un Fondo permanente classificato come Organizzazione finanziaria internazionale. Tale fondo avrà un capitale sottoscritto di 700 miliardi di cui 80 da versare e il resto garantito dai Puem ed una capacità di prestiti per 500 miliardi di euro.
Nel nuovo Fondo Ems, la Germania deve impegnarsi per 190 miliardi, la Francia per quasi 143, l'Italia per circa 125. È il 65% del capitale. Sono importi grandi se andassero davvero richiamati e versati sia pure nel tempo. L'Italia(ma non solo) avrebbe enormi difficoltà. Ma non le avrebbe se volesse e potesse versarli con le nostre riserve d'oro (che valgono adesso circa 100 miliardi) e con altri beni reali per 25 milardi. Nella recente proposta di Astrid per ridurre il debito pubblico si stima che almeno 150-200 miliardi di Euro di beni patrimoniali pubblici potrebbero essere venduti entro il 2017. Dunque beni conferibili in abbondanza ci sono.

Perché e come l'Italia può cambiare strategia nella Uem
Il limite di questi Fondi (Efsf e Ems) è di essere usati solo per azioni di salvataggio mentre vanno trasformati in Fondi di stabilità e crescita. Per questo l'Italia dovrebbe cambiare strategia nella Uem spiegando duramente alla Germania sia che degli Eub con garanzie reali non le addosserebbero debiti altrui (anche se le fanno perdere il privilegio attuale di finanziarsi a tassi reali negativi!) sia che il rilancio della crescita la avvantaggerebbe sotto il profilo industriale. L'Italia, che ha uno dei più consistenti patrimoni pubblici della Uem, dovrebbe perciò rilanciare chiedendo ai Puem una modifica, dopo le ratifiche in corso, del Trattato sul Fondo Esm con l'obbligo di tutti i Paesi di conferire il capitale in beni reali stimati da perizie con criteri uniformi.
I conferimenti che abbiamo proposto prima per il Ffe per emettere Eub sono realistici e consentirebbero di passare dai soccorsi dei Fondi salva Stati ad una strategia di rilancio della Uem. Nel caso dell'Italia, spostare il 25% del debito sul pil al Ffe e far scendere quello verso il mercato sotto il 100% , consentirebbe di finanziarlo a tassi di interesse ben più bassi degli attuali con la possibilità di ridurlo rapidamente con l'avanzo primario. Investimenti europei per 1000 miliardi darebbero a tutti una grande spinta alla crescita con effetti di compressione del debito sul Pil.
L'intendimento del Governo italiano di "farcela da soli" (che altri travisa come la difesa di una sovranità nazionale pre o anti-europeista) non è risolutivo e potrebbe persino "giustificare" l'assenza degli interventi automatici anti- spread europei. Tra recessione ed alti tassi di interesse rischiamo di vanificare i sacrifici fatti mentre il nostro patrimonio pubblico reale,usato innovativamente ed in parità con tutti gli altri Puem, contribuirebbe alla stabilità e alla crescita dell'Eurozona. L'alternativa è che la Bce diventi il prestatore di ultima istanza senza distinguo. Ma anche in questo caso la Uem non potrebbe fare a meno di un Fondo federale che emetta titoli di debito pubblico.Tanto quanto accade negli Usa. Cioè in una democrazia federale.

LA PROPOSTA DEL 2011
Uno strumento per salvare la moneta unica

Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio propongono il varo dell'Ffe, il Fondo finanziario europeo, che emetta Eub, gli EuroUnionBond.
L'Ffe dovrebbe avere un capitale conferito dagli Stati membri Uem in proporzione alle loro quote nel capitale della Bce. Il capitale dovrebbe essere costituito dalle riserve auree dei Paesi, da obbligazioni e azioni di società pubbliche stimate a valori reali. Con mille miliardi di euro di capitale il Ffe potrebbe fare un'emissione da 3mila miliardi con una leva di 3 e durata decennale.

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