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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2012 alle ore 19:18.
L'ultima modifica è del 05 dicembre 2012 alle ore 11:54.

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Governo Monti sempre più in bilico, nonostante fa doppia fiducia incassata oggi sul decreto Sviluppo (al Senato) e sul decreto sui costi della politica (alla Camera). In entrambi i casi, il Pdl ha infatti deciso di astenersi "politicamente" dal voto, evitando cioè di far mancare il numero legale ma di fatto ritirando il suo appoggio politico al governo dei tecnici. Per alcuni la decisione di smarcarsi sarebbe maturata nel Pdl - uno degli azionisti della "strana maggioranza" che fin qui ha sostenuto Monti - dopo un'intervista televisiva in cui il ministro Passera ha bocciato stamani l'ipotesi di un ritorno in campo di Silvio Berlusconi. Dichiarazione che ha destato il nervosismo dei fedelissimi del Cavaliere.

La lamentela di Alfano. Domani salirà al Colle
«In materia di giustizia abbiamo delle recriminazioni molto significative su tutto l'impianto della materia» ha detto il segretario del Pdl, Angelino Alfano, parlando con i giornalisti alla Camera. «Avevamo siglato un accordo con Monti, Severino e Casini e Bersani che prevedeva: l'anticorruzione, la responsabilità civile dei magisrtrati e il limite dell'abuso sulle intercettazioni: di questi ultimi due provvedimenti si sono perse le tracce. Quindi - conclude Alfano - il governo non ha rispettato gli impegni in materia di giustizia». Domani Angelino Alfano andrà all'incontro con Napolitano con i capigruppo Cicchitto e Gasparri«. Lo ha detto il coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa, ospite di Lilli Gruber a «Otto e mezzo«, su La7.

Pomeriggio di fibrillazione
Il passo indietro del Pdl, che a Palazzo Madama non ha partecipato al voto e preannunciato una linea di "astensione politica", si è rispecchiato come è logico nel voto parlamentare: la fiducia sul dl Sviluppo al Senato ha registrato infatti 127 sì, 17 no e 23 astenuti. I presenti sono stati 169 i votanti 167. La maggioranza era quindi di 84 senatori. Il decreto, che era in prima lettura, passa ora al vaglio della Camera. Nel tardo pomeriggio la "replica" alla Camera, dove era in discussione il Dl costi della politica locale. Nel corso dell'acceso dibattito che ha preceduto il voto di fiducia, il leader Udc, Pier Ferdinando Casini ha puntato il dito sull'improvviso «voltafaccia» di Silvio Berlusconi, vuoi per «affossare la legge elettorale» vuoi per «lanciare un messaggio al governo sul tema incandidabilità dei condannati», sul quale peraltro «il Governo sta adempiendo ad atto dovuto». Per il Pd, Dario Franceschini ha invece confermato la lealtà del partito alle scelte del Colle per sbrogliare la matassa politica, pronti «ad evitare una fine convulsa della legislatura».

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