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Questo articolo è stato pubblicato il 24 dicembre 2012 alle ore 06:37.

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Saranno i nuclei familiari numerosi a pagare il dazio più pesante per la Tares nei Comuni dove oggi è in vigore la Tarsu. Ma anche bar, ristoranti e mense. Insomma, l'ingresso del nuovo tributo non avverrà in sordina.

L'imposta – che sostituirà Tarsu e Tia e che dovrà coprire integralmente il servizio di gestione dei rifiuti urbani, di quelli assimilati avviati allo smaltimento, ma anche i costi relativi ai servizi indivisibili dei Comuni – avrà un impatto forte su famiglie e imprese.

Dal primo gennaio, infatti, saranno sostituite tutte le tipologie di prelievo attualmente esistenti e cambieranno i criteri di determinazione dei corrispettivi. Come? Innanzitutto, a differenza del passato, cadrà il principio di sussidiarietà e il tributo dovrà garantire il pagamento di tutti i costi del servizio di gestione dei rifiuti. Questo comporterà un aggravio per imprese e famiglie perché, ad oggi, la copertura media nazionale del costo del servizio è intorno al 91 per cento. Dall'analisi svolta da Indis/Unioncamere, realizzata in collaborazione con Ref Ricerche emerge che gli incrementi saranno condizionati dal nucleo familiare, nel caso di tariffe domestiche, o dal settore di attività delle imprese, nel caso di tariffe non domestiche, ma anche, per entrambi i soggetti, dal Comune e dal tipo di imposta già applicata.

«Nei Comuni in cui è ancora presente la Tarsu – spiega Samir Traini economista di Ref Ricerche, che ha lavorato allo studio – il corrispettivo potrebbe subire un incremento, che varia dal 10 al 14%, legato alla necessità di ripianare il deficit di finanziamento del servizio Rsu».
L'altro significativo cambiamento sarà legato alla redistribuzione del carico in base alla tipologia di nucleo familiare. «Nei comuni a Tarsu – aggiunge Traini – alla luce dei criteri di redistribuzione, l'aggravio sarà più significativo all'aumentare del numero dei componenti il nucleo familiare, con le famiglie di 5 e più componenti che subiranno un incremento medio di quasi il 30 per cento. Al contrario, le famiglie poco numerose potrebbero registrare un beneficio e quelle costituite da un solo componente potrebbero risparmiare circa il 3 per cento».

Al di là degli incrementi legati al "cuore" del tributo, costi aggiuntivi arriveranno anche dall'introduzione del corrispettivo per i servizi indivisibili. In media nazionale, l'incremento stimato per una famiglia di tre componenti è di circa il 14% ma può arrivare al 19% in caso di adozione dell'aliquota massima (0,40 euro/mq). Per questa parte del tributo, nei Comuni che oggi adottano la Tia, gli incrementi saranno più pesanti per i piccoli nuclei familiari, mentre nei Comuni a Tarsu, l'impatto sarà abbastanza omogeneo.

Gli incrementi delle tariffe delle imprese, legati all'introduzione della Tares, saranno differenziati in base alla tipologia economica. «La logica europea alla base della nuova tariffa, secondo la quale paga di più chi produce più rifiuti – spiega Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere – deve servire per passare da una mera gestione delle tariffe locali a una che vede nelle tariffe una leva per politiche attive, capaci di incentivare i comportamenti più virtuosi di cittadini e imprese e penalizzare, invece, quelli più nocivi e meno sostenibili». Alla luce di questo principio, le attività che registreranno i maggiori rialzi – oltre il 50% – saranno quelle a cui sono associati i più elevati coefficienti di producibilità presunta di rifiuti: attività di ortofrutta, bar, mense, ristoranti. Ma anche scuole e case di cura, che in regime Tarsu hanno beneficato di tariffe molto contenute. Non mancano soggetti che beneficeranno di riduzioni. «È il caso – conclude Traini – delle attività considerate a bassa producibilità di rifiuto, come i cinema, le autorimesse, gli espositori, le banche, i negozi e le attività industriali e artigianali».

Trend contrario per l'impatto del corrispettivo per i servizi indivisibili che registrerà un incremento più elevato per le attività a bassa producibilità di rifiuto (+15%) e più lieve per le attività ad elevata producibilità di rifiuto (+2%). Al di là, dunque, degli incrementi di prezzo, spiega Dardanello «Il passaggio alla Tares è un'occasione importante per far fare un salto di qualità al rapporto che lega amministrazioni locali, cittadini e territorio nel senso della sostenibilità. In questa prospettiva, le tariffe locali potrebbero diventare una leva in più per accompagnare fenomeni importanti in chiave di rilancio della crescita del Paese. Come la green economy, che coinvolge un numero crescente di imprese per le quali più sostenibilità fa rima con più competitività».

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