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Questo articolo è stato pubblicato il 26 gennaio 2013 alle ore 13:48.

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Le cose peggiorano con l'avvento della Rsi. Con il dlg 4 gennaio 1944, n. 2 ("Nuove disposizioni concernenti i beni posseduti dai cittadini di razza ebraica"), il divieto di proprietà o gestione di aziende di qualunque natura viene esteso indistintamente a tutti gli ebrei. Inoltre, in base all'articolo 7, le aziende industriali e commerciali (così come anche i beni immobiliari e le loro pertinenze, i beni mobiliari e ogni altro cespite) di proprietà di soggetti ebrei vengono confiscati a favore dello Stato e affidati in amministrazione all'Ente di gestione e liquidazione immobiliare (Egeli).

Drammi umani e imprenditoriali
Non si contano i casi di confische e predazioni di beni ai danni di proprietà di cittadini ebrei e delle loro attività imprenditoriali. In alcuni casi, come rivelano i lavori della Commissioni, si giunge persino alla tensione fra persecutori, con le proteste del governo della Rsi per confische eseguite dalle SS. E' il caso, per esempio, della depredazione del magazzino della ditta Ancona Samuele di Padova. Il ministero delle Finanze della Repubblica sociale incarica quello degli Esteri di chiedere spiegazioni alle autorità tedesche di Verona.
Pure a Ferrara si assiste al conflitto strisciante da Rsi e SS. Finiscono in mano tedesca, infatti, numerose balle e cassoni di stoffa sottratti al magazzino Sinigaglia di Argenta, e gli effetti della Ditta Casa Rocca requisita dalle Forze armate tedesche.
A Brescia c'è anche il caso della ditta Apollonio e C. sequestrata nel dicembre del 1943 e costretta a lavorare per il Poligrafico dello Stato a condizioni capestro.
A Pisa la Prefettura ordina l'inventario delle merci della Società anonima Tessuti Sat, presenti nel negozio e nel magazzino e ne dispone il sequestro. Le merci vengono saccheggiate nel periodo di emergenza.
I casi sono innumerevoli. A Milano, per citare ancora un caso: i tedeschi prelevano, per usare un eufemismo, una partita di ingente valore dal magazzino di una pellicceria che era già stata confiscata dalla Prefettura perché di proprietà ebraica. Le proteste delle autorità italiane non sortiscono effetti. Anzi: poco tempo dopo la stessa situazione si replica ai danni di una ditta di tappeti. Infine, tra le testimonianze raccolte, vi è quella di Dino Molho che fa pervenire una memoria scritta al Cdec: «Mio nonno e la sua famiglia […] avevano nazionalità turca, che divenne poi ellenica con l'annessione di Salonicco alla Grecia. […] L'entrata dell'Italia nel II conflitto mondiale vi trascinò la Grecia, per cui dopo qualche tempo l'azienda di questa proprietà venne assoggettata a sequestro».

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