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Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2013 alle ore 06:37.

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A CURA DI
Cristiano Dell'Oste
Valentina Melis
Giovanni Parente
Il Fisco sceglie la linea dura nelle controversie con i contribuenti. Dal redditometro agli studi di settore, chi sfida in giudizio l'amministrazione finanziaria rischia di trascinare il braccio di ferro fino in Cassazione.
Il Sole 24 Ore del lunedì, sulla base delle indicazioni impartite dall'agenzia delle Entrate ai propri uffici, ha ricostruito la mappa della gestione dei processi. Caso per caso, il Fisco analizza le liti più frequenti, gli orientamenti delle commissioni tributarie e quelli della Cassazione, dettando ai funzionari le strategie da seguire. Abbandonare il contenzioso, insistere sempre o valutare a seconda della situazione? L'amministrazione spesso si attesta sulla linea di maggiore resistenza.
Un esempio su tutti. Quando il Fisco ritiene che un'impresa abbia compiuto un'operazione antieconomica per ridurre il reddito dichiarato, l'input ai funzionari è quello di insistere. È il caso di chi vende prodotti con un ricarico molto inferiore alle medie di mercato. Ma nella stessa categoria rientrano anche le situazioni in cui le Entrate, di fronte a una contabilità del tutto inattendibile, considerano che una parte della merce acquistata nell'anno sia stata comunque venduta. O quelle in cui si presume che il titolare abbia intascato in nero gli utili non dichiarati dalla propria società.
Sono tutte situazioni di accertamento analitico-induttivo, tipologia che resta molto utilizzata nonostante gli studi di settore, che pure dovrebbero servire a individuare per via statistica i casi più clamorosi di evasione.
La linea dura viene applicata anche al redditometro, invitando gli uffici a sostenere fino in fondo il reddito "ricostruito" in tutti i casi in cui il contribuente non abbia fornito una qualche giustificazione per lo scostamento rispetto all'imponibile dichiarato. L'indicazione vale per il contenzioso nato negli anni scorsi in relazione alla vecchia versione, ma traccia un solco anche per il nuovo redditometro, atteso al debutto nelle prossime settimane: il primo stop da parte tribunale di Napoli, del resto, non riguarda l'efficacia dello strumento ma le implicazioni sulla privacy.
Dalle istruzioni fornite agli uffici – che comunque vengono periodicamente aggiornate – emerge anche il quadro di una giurisprudenza tutt'altro che uniforme. Non solo su base territoriale, ma anche tra diverse sezioni della stessa commissione tributaria. Così, quando il Fisco sceglie di tenere duro, spesso trova qualche valido appiglio nei precedenti dei giudici, soprattutto in Cassazione. Ma questo vale anche per i contribuenti.
La spiegazione non è difficile, e si ricollega a norme fiscali quasi sempre troppo complesse o lacunose. Se il compito di definire i soggetti esonerati dall'Irap è affidato ai giudici della Suprema corte, non c'è da stupirsi che entrambe le parti finiscano per battagliare nelle aule di giustizia sul requisito di «autonoma organizzazione» o sui presupposti del tributo. E lo stesso vale per un'altra questione molto sentita dagli operatori economici e dai professionisti che li assistono: l'abuso del diritto, che rischia di minare alla radice la pianificazione delle strategie aziendali.
Non è un caso che – naufragata la delega fiscale – il direttore delle Entrate, Attilio Befera, abbia assicurato un approfondito lavoro di monitoraggio per far sì che gli uffici si muovano sulla stessa linea nel contestare l'elusione (si veda Il Sole 24 Ore del 31 gennaio scorso).
Dietro le questioni giuridiche c'è poi il dato di fondo, che riguarda la bontà degli accertamenti e – in ultima analisi – il recupero delle somme contestate ai contribuenti. Numeri alla mano, il Fisco vince nel 37,7% dei casi in primo grado e nel 43,7% in appello, con un 5% di vantaggio sui contribuenti, senza considerare l'area grigia degli accoglimenti parziali e dei giudizi estinti. Anche quando perde, però, spesso sceglie di continuare la battaglia.
@c_delloste
@valemelis
@par_gio
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LEGENDA

Nelle schede a destra sono riportate le istruzioni fornite dal Fisco ai propri uffici territoriali per alcune controversie ricorrenti con i contribuenti.
Il colore verde indica che il contenzioso va proseguito anche in presenza di pronunce sfavorevoli da parte dei giudici di merito di primo e secondo grado.
Al colore giallo corrisponde una valutazione da effettuare caso per caso in base alle circostanze di fatto, ai documenti di prassi e agli orientamenti della Cassazione.

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