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Questo articolo è stato pubblicato il 09 marzo 2013 alle ore 19:53.
LONDRA - Il pronostico non vale nemmeno la pena di farlo. La giovane e grande Inghilterra, domani, gioca nella sua fortezza contro un'Italia che ha ricominciato a masticare dubbi. Da un lato una squadra che in autunno ha umiliato gli All Blacks e ora punta al grande Slam nel torneo, dall'altro una formazione azzurra che dall'Inghilterra è sempre stata sconfitta e che, d'altronde, quest'anno il suo miracolo l'ha già fatto, superando la Francia.
Un'Italia fortemente rinnovata per l'occasione vuole comunque fare bella figura, puntando (anche) sulla voglia "di campo" del capitano Sergio Parisse, che rientra dopo 20 giorni di squalifica e dopo avere temuto che il suo Sei Nazioni fosse già finito. Invece la squalifica per un presunto insulto all'arbitro nel campionato francese (da lui sempre negato) è stata accorciata quel tanto che basta per rivedere Sergio in campo già da domani.
Oggi pomeriggio il numero otto ha parlato in conferenza stampa, dicendosi innanzitutto felice di esserci, e di poter combattere in uno dei templi mondiali dell'ovale: Twickenham. Proprio da qui è partito l'incontro con i giornalisti. Un cronista inglese gli chiede se ha mai detto ai suoi compagni "una volta vinceremo a Twickenham". E lui la prende un po' larga: "L'importante è non avere paura e giocare con il massimo rispetto dell'avversario. Con questo atteggiamento mentale abbiamo battuto la Francia, e ben poochi se lo sarebbero aspettato. Ora sappiamo di affrontare i più forti del momento e vogliamo semplicemente giocare al meglio, sicuramente in un modo diverso dalle due brutte partita con Scozia e Galles. Cercheremo di non regalare niente agli inglesi e di offrire la nostra migliore performance del torneo, altrimenti si rischia davvero la figuraccia".
Ma c'è una specie di timore reverenziale verso questo stadio, da cui l'Italia è uscita quasi sempre con una pesante sconfitta sulle spalle? "Io credo che non dipenda dal luogo in sé, ma dal fatto che per chiunque è difficile scontrarsi con gli inglesi in casa loro. Dobbiamo essere concentrati sul nostro gioco e se poi riusciremo a cambiare un po' la storia azzurra a Twickenham, tanto meglio. Sappiamo che le chance di successo sono pochissime, ma intanto l'importante è far bene".
Le statistiche dicono che l'Italia ha fatto progressi nel volume di gioco, ma allora che cosa manca? "Intanto le statistiche non fanno vincere le partite. Dobbiamo tenere le cose buone, come l'abilità nel riciclo dei palloni (sorpresa positiva di quest'anno, ndr) e il buon rendimento in rimessa laterale, e cambiare quello che non va: per esempio, le sofferenze mostrate dalla mischia contro il Galles e i problemi nel gioco al piede".
Dalle riflessioni del ct Jacques Brunel vengono anche i tanti cambiamenti (sette) nel XV di partenza? "Penso che Jacques abbia intanto ragionato sul fatto che sabato prossimo chiuderemo in casa con l'Irlanda: due partite in sei giorni richiedono un certo turnover. E poi sì, se qualcuno non si è espresso al massimo contro il Galles, è anche giusto provare delle alternative: sono felice per Alberto De Marchi e Joshua Furno, alla prima da titolari nel Sei Nazioni".
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