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Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2013 alle ore 17:47.
L'ultima modifica è del 10 marzo 2013 alle ore 15:57.

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LONDRA - Mancano quattro minuti alla fine. L'Italia sta attaccando da un tempo che sembra interminabile. L'azione è partita dalla trequarti campo e che, dopo almeno 20 fasi di gioco, è arrivata a cinque metri dalla linea di meta inglese. Gli Azzurri non sbagliano nulla e mettono alle corde i sovrani in bianco, fino a quando la palla sfugge in avanti a De Marchi. Nel sospiro di sollevo collettivo del pubblico di casa, perfettamente percepibile, c'è tutto il significato della grandissima prestazione di Parisse e dei suoi compagni. Un riconoscimento "indiretto" ma chiarissimo del valore della formazione italiana, che è uscita sconfitta (18-11, primo tempo 12-3) ma fino all'ultimo ha messo paura agli avversari su questo campo. A Twickenham, dove a novembre si sono inginocchiati gli All Blacks campioni del mondo (battuti 38-21) e dove sia la Scozia sia la Francia, nel corso di questo Sei Nazioni, sono state superate rispettivamente con 20 e 10 punti di scarto.

La statistica ci dice anche che è il minor distacco tra le due squadre nei confronti giocati in Inghilterra, e che non ci era mai capitato di chiudere un incontro con questa squadra senza avere subìto nemmeno una meta. Loro, che in autunno ne hanno segnate quattro ai neozelandesi, oggi si sono accontentati di sei calci di Flood, infallibile. E l'unica meta del match è colorata di azzurro, al 9' del secondo tempo: l'Inghilterra vince una rimessa laterale ma il mediano di mischia Care spara un campanile bizzarro, a recuperare la palla in salto c'è Zanni, a lanciarla verso l'out sinistro con un cross perfetto è Orquera, a raccoglierla e a buttarsi in meta è il brillantissimo McLean. A rimanere muti sono gli spettatori, ad abbracciarsi increduli sono i fan italiani sugli spalti.

Non solo per la meta, ma perché - dopo un primo quarto di gara infarcito di sofferenze, a partire dalla mischia - l'Italia è cresciuta. Sicura, concentrata, grintosa e attenta in difesa, spregiudicata il giusto palla in mano. Con una serie di prestazioni individuali difficili da dimenticare: Masi è stato votato man of the match, ma che dire di uno Zanni uomo ovunque, di Furno che non sembrava proprio un semi-esordiente, di Botes, vivacissimo nel finale, delle ali McLean e Venditti, che a più riprese hanno messo in difficoltà i prestigiosi dirimpettai? Aggiungiamoci il solito Parisse e, anche, che abbiamo fatto a meno senza tanti problemi di Castrogiovanni, uscito dopo meno di mezz'ora e sostituito da Cittadini. Mentre sul fronte sinistro della prima linea il giovane De Marchi ha retto quasi fino al termine, lasciando il posto negli ultimi minuti a Lo Cicero, che con 102 "caps" diventa l'azzurro più presente di sempre.

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