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Questo articolo è stato pubblicato il 15 marzo 2013 alle ore 19:40.
L'ultima modifica è del 15 marzo 2013 alle ore 10:31.

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(Ansa)(Ansa)

«Le decisioni non possono essere prese nel vuoto, bisogna guardare a tutte le implicazioni, all'intensità delle relazioni del passato e all'atteggiamento degli altri Paesi». Sono le parole con cui il ministro degli Esteri indiano, Salman Khurshid, ha predicato oggi cautela - in un'intervista televisiva - sulle reazioni verso l'Italia dopo il mancato ritorno dei marò, avvertendo che la linea dura comporterebbe "sacrifici" anche per New Delhi. Quanto all'obbligo imposto di fatto all'ambasciatore italiano Daniele Mancini di non lasciare l'India in attesa di essere sentito dai giudici locali, il ministro si è rimesso per ora alle scadenze fissate dalla Corte Suprema.

Secondo il ministro Elsa Fornero «sicuramente questa situazione può avere ripercussioni sulle nostre imprese. Mi auguro che si chiami un arbitrato internazionale e si vada verso una soluzione di tipo cooperativo. Tirare la corda da una parte o dall'altra non va bene».

Intanto il Governo italiano si sta adoperando per una composizione amichevole con l'India sulla base del diritto internazionale, come espressamente auspicato anche dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. È quanto si legge in un comunicato del Quirinale dove sono saliti i ministri Terzi, Di Paola e Severino. È l'ultima, per ora, puntata diplomatica della vicenda, che vede al centro i due Marò italiani accusati di omicidio in India. Ieri il protagonista, suo malgrado, è stato l'ambasciatore italiano Daniele Mancini.

Secondo il Sndmae, il sindacato dei diplomatici italiani, il nostro ambasciatore è tenuto "in ostaggio" dalle autorita' indiane in una nota. L'India viola la Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche, e in particolare l'articolo 44 che ha la funzione di evitare che gli agenti diplomatici «siano presi in ostaggio nell'adempimento del proprio dovere, come sta accadendo all'ambasciatore Mancini». Lo scrive in una nota il Sndmae, il sindacato più rappresentativo dei diplomatici italiani.

È l'ultimo atto di un'escalation innescata dalla crisi diplomatica per il caso marò, i due militari che non torneranno nel Paese che li vuole processare per la morte di due pescatori avvenuta il 15 febbraio 2012 al largo delle acque territoriali indiane. Gli aeroporti indiani, da questa mattina, sono stati allertati per impedire a Mancini di lasciare il Paese. Secondo l'agenzia stampa Press Trust of India il provvedimento è stato assunto dal ministero degli Interni, all'indomani della decisione della Corte Suprema di ordinare all'ambasciatore italiano di non lasciare l'India senza il suo permesso.

Il ministro indiano degli Esteri, Salman Khurshid, citato dalla stessa agenzia, ha dichiarato che l'ordine imposto a Mancini verrà fatto rispettare da tutte le agenzie del Governo. Una decisione che, se confermata, potrebbe configurare una palese violazione della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche dele 1961.

L'India inoltre sta valutando la possibilità di ridimensionare la sua presenza diplomatica a Roma. Lo scrive l'emittente Ndtv, confermando che New Delhi, dopo il rifiuto di rimandare a New Delhi i due militari, sta riesaminando tutto il ventaglio delle relazioni con l'Italia. Non a caso l'India ha già congelato l'arrivo del nuovo ambasciatore a Roma, Basant Kumar Gupta, la cui partenza per l'Italia era prevista per oggi e che è tra l'altro un diplomatico di alto livello e un direttore generale del Ministero degli Esteri.

«Ci saranno inevitabilmente ripercussioni sulle relazioni bilaterali» e tra le misure potrebbe esserci anche una revisione del regime dei visti dei cittadini italiani, ha dichiarato una fonte autorevole da New Delhi.

Le principali istituzioni internazionali, intanto, provano a mediare. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha rivolto un appello a India e Italia affinché «risolvano pacificamente» i contrasti legati alla vicenda dei marò, «rispettando il diritto internazionale», ha detto all'Ansa Eduardo Del Buey, portavoce di Ban. La rappresentante della politica estera Ue Catherine Ashton intanto auspica una svolta positiva. Da Bruxelles, la Ashton ha sottolineato che «l'Unione europea prende nota delle discussioni in corso fra Italia e India e continua a sperare che una soluzione accettable reciprocamente possa essere trovata attraverso un negoziato».

Intanto la Farnesina consiglia prudenza agli italiani in India, invitandoli a fare attenzione «in relazione ad eventuali manifestazioni di protesta collegate alla vicenda dei marò, in particolare nello Stato del Kerala. Sul sito Viaggiare Sicuri del ministero degli Esteri, si raccomanda ai connazionali presenti nell'area di «mantenere un atteggiamento sempre vigile e prudente e di tenersi lontani da eventuali assembramenti».

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