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Questo articolo è stato pubblicato il 03 aprile 2013 alle ore 07:34.

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La Corea del Nord ha notificato al Sud il divieto di ingresso ai suoi lavoratori al distretto di Kaesong, mentre permetterà a quelli già presenti di poter lasciare la zona industriale a sviluppo congiunto. La decisione, comunicata al ministero dell'Unificazione di Seul e ripresa dalla Yonhap, è destinata a creare altra tensione nei rapporti intercoreani.
«Il governo della Corea del Sud si rammarica profondamente per il divieto di ingresso e sollecita una pronta revoca», ha commentato il portavoce del ministero Kim Hyung-seok.

Pochi giorni fa Pyongyang ha minacciato di chiudere l'area a sviluppo congiunto se la Corea del Sud non avesse fermato gli «insulti» relativi alla operatività del distretto «solo per la necessità» di Pyongyang di raccogliere risorse finanziarie fresche. «Se il gruppo di traditori (del Sud, ndr) continua a parlare del fatto che la zona di Kaesong è mantenuta operativa a danno della nostra dignità, allora - aveva riferito l'agenzia ufficiale Kcna - il distretto sarà chiuso senza pietà».

Il ministro della Difesa di Seul, Kim Kwan-jin, sta valutando le opzioni sulla questione Kaesong, ultimo fronte della crisi con il Nord, inclusa l'azione militare nello scenario peggiore possibile se la sicurezza dei lavoratori sudcoreani del distretto industriale congiunto sarà a rischio. È quanto riferisce l'agenzia Yonhap. Preoccupazione a Mosca, che ha definito «esplosiva» la situazione tra i due Paesi.

Kaesong genera ogni anno nelle casse nordcoreane flussi da 87 milioni di dollari, in prevalenza grazie ai salari dei circa 53mila lavoratori impiegati, fornendo supporto a oltre 250mila persone.

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