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Questo articolo è stato pubblicato il 24 aprile 2013 alle ore 11:05.

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Lo Ior, l'Istituto per le opere di religione? È sì necessario, ma fino a un certo punto... È questo il senso di un passaggio dell'intervento di Papa Francesco nell'omelia della messa celebrata questa mattina nella Domus Santa Marta, presenti i dipendenti della Banca Vaticana. «Ci sono quelli dello Ior, scusatemi eh, tutto é necessario, gli uffici sono necessari, ma sono necessari fino a un certo punto», ha affermato il Pontefice.

Successivamente, in occasione dell'udienza generale in Piazza San Pietro, il Pontefice si è rivolto ai giovani: «A voi che siete all'inizio della vostra vita, chiedo: avete pensato ai talenti che Dio vi ha dato? Avete pensato come metterli a servizio degli altri? Non sotterrate i talenti, scomettete su ideali grandi che renderanno fecondi i vostri. Cari giovani, abbiate un animo grande, non abbiate paura di sognare cose grandi».

«Aprire i registri della Chiesa per cercare figli desaparecidos»
Papa Francesco ha poi risposto alle rappresentanti del movimento Nonne di Plaza de Mayo che al termine dell'udienza generale gli hanno chiesto aiuto nella ricerca, tramite gli archivi della Chiesa argentina e del Vaticano, dei figli dei desaparecidos sottratti ai genitori durante la dittatura. «Potete contare su di me», ha detto Bergoglio.

Per la Chiesa il pericolo di trasformarsi in Ong
«E quando la Chiesa vuol vantarsi della sua quantità e fa delle organizzazioni - ha spiegato il Papa nella messa mattutina -, e fa uffici e diventa un po' burocratica, la Chiesa perde la sua principale sostanza e corre il pericolo di trasformarsi in una ong. E la Chiesa non è una ong. È una storia d'amore ... Ma ci sono quelli dello Ior ... scusatemi, eh! ... tutto è necessario, gli uffici sono necessari ... eh, va bè! Ma sono necessari fino ad un certo punto: come aiuto a questa storia d'amore. Ma quando l'organizzazione prende il primo posto, l'amore viene giù e la Chiesa, poveretta, diventa una ong. E questa - ha concluso Papa Francesco - non è la strada»

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