Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2013 alle ore 10:54.
ROMA - In attesa di un mero passaggio formale, l'ufficializzazione della delega per le Comunicazioni, il viceministro allo Sviluppo economico Antonio Catricalà ha già dato il suo primo input: subito il bando e il disciplinare di gara per l'asta delle frequenze tv. L'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio ed ex presidente dell'Antitrust è già al lavoro nelle stanze di largo Brazzà e nei giorni scorsi ha conferito agli uffici tecnici il mandato per chiudere il dossier in tempi molto brevi.
Alle porte, tuttavia, sembra esserci quella che si può definire una mini-asta, perché le prime valutazioni compiute in ambienti governativi indicano in 150 milioni, «con una certe dose di ottimismo», l'incasso massimo. Ben poca cosa rispetto alle stime circolate non troppo tempo fa se si pensa che qualche analista di Mediobanca aveva ipotizzato un introito di 1,2 miliardi (per sei multiplex).
Non c'è dunque da immaginare un "tesoretto" del caso. Di certo però Catricalà intende sbrogliare subito la prima matassa. L'indicazione del suo nome per le Comunicazioni è da questo punto di vista tutt'altro che casuale: considerato una figura di garanzia dai vari partiti della maggioranza, in sede del (non facile) confronto con l'Unione europea sulla procedura d'infrazione avviata nel 2006 potrà anche spendere gli ottimi rapporti maturati nel corso di questi anni con il commissario alla concorrenza Joaquin Almunia.
La procedura d'infrazione fu aperta per l'incompatibilità di alcune leggi italiane - prima fra tutte la legge Gasparri – con le direttive europee, perché garantiva agli operatori analogici la protezione dalla concorrenza nel digitale terrestre. La risposta concordata non è stata la modifica di quelle leggi ma un delibera dell'Agcom, la 181 del 2009, che riservasse un dividendo digitale "interno" al sistema televisivo ai nuovi entranti e agli operatori minori. Il beauty contest messo in piedi dal governo Berlusconi per assegnare tale dividendo (anche a Rai e Mediaset) è stato abolito dal governo Monti e sostituito da una gara di cui l'Agcom ha approvato il regolamento, con una forte rettifica rispetto al primo testo.
La commissione, per chiudere la procedura, ha chiesto la riserva di tre multiplex, il cui diritto d'uso sia ceduto per 20 anni, ai nuovi entranti e ai piccoli operatori, oltre a un "tetto" di cinque reti per ciascun operatore nazionale, con la cessione del 40% della capacità trasmissiva del quinto multiplex a operatori indipendenti. La Ue ha come obiettivo principale promuovere la concorrenza e chiuderà la procedura solo dopo aver verificato la riuscita dell'asta. Due dei tre multiplex in gara saranno in banda VHF, uno solo in UHF. Sky potrà partecipare – ma difficilmente lo farà – per un solo mux, in VHF. Rai, Mediaset e Telecom Italia Media sono escluse dalla gara. Potrebbe spuntare qualche operatore estero, magari per veicolare canali di nicchia? In caso, lo farebbe solo a un prezzo di base estremamente basso. Il rischio di fallimento, in altre parole, è concreto, data anche la caduta libera della pubblicità. Catricalà ne è consapevole, ma non può correre il rischio di restare a lungo con il fiato della Ue sul collo.
Nel frattempo, l'ex sottosegretario lavora su altri dossier, come dimostra il colloquio avuto nei giorni scorsi con il presidente esecutivo di Telecom Italia, Franco Bernabè, nel pieno delle valutazioni sull'integrazione con 3 Italia e sullo scorporo della rete e alla vigilia della maxi-multa dell'Antitrust per abuso di posizione dominante. Catricalà ha confermato di fatto il benestare del governo alla separazione della rete, con ingresso della Cassa depositi e prestiti, nell'ottica di una più ampia operazione di sistema che garantisca la sicurezza nazionale dell'infrastruttura, stabilizzi una volta per tutte i rapporti regolamentari tra ex monopolista e operatori alternativi e crei le reali condizioni per lo sviluppo di una capillare rete a banda ultralarga.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Permalink
Dai nostri archivi
Moved Permanently
The document has moved here.
Tv private
- Par condicio, nel periodo pre elettorale regole più stringenti (e non attuate)
- Mediaset attacca la gara per le frequenze e il regolamento
- Cinema digitale: nuovi contenuti e programmazione diversificata
- Le tv alle Authority: un mercato unico che includa i colossi del video sul Web
- Il telecomando dell'Agcom, ennesima occasione mancata per una tv con più concorrenza