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Questo articolo è stato pubblicato il 20 dicembre 2012 alle ore 20:27.
Nei trenta giorni che precedono la par condicio vera e propria, che partirà dall'11 gennaio, vige un particolare regime, più stringente rispetto ai periodi non elettorali. Lo prevede la delibera 22 approvata dalla commissione servizi e prodotti dell'Agcom nel 2006, poi integrata da successive decisioni.
Il consiglio dell'Agcom ha approvato ieri lo schema di regolamento per elezioni del 24 febbraio 2013. Nel comunicato stampa ha ricordato come «nella fase attuale trova applicazione la delibera 22/06», la quale stabilisce che, anche nel periodo non elettorale, le trasmissioni devono osservare criteri di imparzialità, equità, completezza, correttezza, «pluralità dei punti di vista ed equilibrio delle presenze dei soggetti politici».
La delibera definisce, però, un periodo "non elettorale" e un periodo pre-elettorale che «va dal trentesimo giorno precedente la data prevista per la convocazione dei comizi elettorali fino a quest'ultima». Vale a dire dal 10 dicembre scorso al 10 gennaio del prossimo anno. Meraviglia, allora, che l'Agcom e i suoi uffici non abbiano aperto almeno un'istruttoria per verificare se ci siano state violazioni a tali criteri nel periodo dei "trenta giorni". La delibera richiede infatti che, in caso di «alterazione» dell'equilibrio «tra diversi schieramenti», il riequilibrio debba avvenire in una trasmissione «omogenea, ove possibile della stessa serie e della stessa fascia oraria, immediatamente successiva» e, comunque «prima della convocazione dei comizi elettorali» ovvero prima dell'11 gennaio.
E' vero che la delibera dice che per i programmi d'informazione e approfondimento l'equilibrio delle presenze «va assicurato durante il ciclo di trasmissione» ma si sta parlando del periodo non elettorale, nei primi due commi dell'articolo 2. Il periodo pre-elettorale è definito dal terzo comma di tale articolo e non a caso nei "considerata" che precedono il testo di parla di «arco temporale ristretto» nel quale far ripristinare l'equilibrio. L'Agcom, come accade non raramente, anche in materia di par condicio, non dà attuazione alle proprie decisioni e in questo caso di tratta di materie di rilievo costituzionale, quali il pluralismo e la libertà di espressione. La violazione della parità di trattamento appare evidente a chi guarda la tv in questi giorni, ma potrebbee essere verificata negativamente da una rapida indagine. Se non si fa neanche quest'ultima, si lasciano le norme richiamate ancora ieri dal consiglio dell'Agcom del tutto inattuate. Altro che par condicio.
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