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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2013 alle ore 11:08.

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Non c'è momento peggiore per lanciare un'asta sulle frequenze riservata agli operatori televisivi. La gara, però, s'ha da fare: deve chiudere la procedura d'infrazione aperta dalla Ue contro l'Italia per la Gasparri e le altre leggi che hanno impedito a chi non ha frequenze analogiche, anche avendone diritto, come Europa 7, di entrare nella tv digitale terrestre.

Il Governo si appresta a preparare bando e disciplinare, pur avendo molti dubbi sui relativi introiti per lo Stato. Lo scetticismo del sottosegretario Catricalà appare fondato.

Il crollo verticale della pubblicità, collegato a quello dei consumi interni, il calo degli abbonamento alle pay tv (circa un milione persi nel 2012) non incentivano certo alla partecipazione gli operatori nazionali.

Né l'Agcom, che ha dovuto, per evitare disastri nella ricezione della tv digitale, ribaltare il Regolamento nella sua versione definitiva - riducendo a tre le reti in gara e cambiandone la composizione - poteva rendere attrattiva, in Europa, un'asta nata con troppi vincoli e assenza delle condizioni per la sua riuscita.

Vincoli posti da un'assegnazione delle frequenze digitali che non ha rispettato il Piano dell'Agcom, creando interferenze e invasioni di campo, sia tra regioni confinanti sia con i paesi vicini. Il coordinamento delle frequenze da utilizzare con tali paesi, non pervenuto fino a oggi (altrimenti non si potevano fare quelle assegnazioni!) è la condizione essenziale per portare a termine l'asta, per non creare incidenti con Francia, Croazia, Malta o Tunisia e aprire la strada alla futura seconda gara per la banda larga mobile sulle frequenze televisive, dopo il 2016.

Un ultimo elemento che non favorisce un successo dell'asta, a meno di clamorose sorprese, è la mancata separazione, tutta italiana, tra operatori di reti ed editori di contenuti: in teoria solo i primi potrebbero partecipare, ma in Italia tutte le aziende televisive sono verticalmente integrate e, quindi, gli operatori di rete esteri devono fare bene i conti sugli eventuali possibili clienti tra gli editori nazionali.

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