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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2013 alle ore 08:56.

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«Non possiamo continuare ad essere l'unico media regolamentato. I giganti del Web non possono più stare fuori dalle analisi di mercato. Le regole non potranno che riferirsi a tutti gli attori in campo, indipendente dalla cittadinanza, ma considerando l'influenza sui mercati nazionali ed europei». Gina Nieri, consigliere d'amministrazione di Mediaset, prende spunto dalla presentazione del libro «Televisione e mercati rilevanti» di Augusto Preta, per chiedere una completa revisione non solo dei confini tra i mercati - quello della tv va allargato alla distribuzione di contenuti audiovisivi su qualsiasi piattaforma - ma delle stesse regole "italiane" sul settore televisivo, par condicio compresa.

Tener conto di Google e di Netflix nel definire i mercati.
Ospiti dell'Auditorium dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, gli operatori televisivi sembrano parlare oggi tutti la stessa lingua. Sembrano passati secoli dallo scontro frontale Mediaset-Sky, con l'ingresso sul mercato pay del principale incumbent della tv commerciale, gli scontri sull'Iva raddoppiata al 20%, sul controllo di Auditel, sul divieto di fare o meno pubblicità sulle reti del competitore.

Andrea Zappia, amministratore delegato di Sky Italia, individua, come gli altri operatori, nella difesa della proprietà intellettuale e nella lotta alla pirateria la priorità, insieme alla definizione di un mercato più allargato, che tenga conto dei player internazionali come You Tube o Netflix, con un insieme di regole uguali per tutti.

Agcom: entro l'estate un provvedimento per tutelare la proprietà intellettuale sulla Rete.
Angelo Cardani, presidente dell'Agcom, promette di approvare entro l'estate un provvedimento sui diritti di proprietà sul Web e annuncia che nella valutazione del SIC, il Sistema Integrato delle Comunicazioni, creato ad hoc con la legge Gasparri per non colpire alcuna quota di mercato, per l'anno 2012 vi sarà una valorizzazione economica anche della comunicazione sul Web.

Assente la Rai oltre a Telecom Italia Media, Marinella Soldi, di Discovery Italia, racconta l'esperienza di un editore puro, una multinazionale - investe 1,2 miliardi di dollari annui nel produrre contenuti - che entra in Italia grazie al digitale terrestre e lancia canali di successo, forse inaspettato, come Real Time e D-Max, diventando il terzo editore per ascolto dopo Rai e Mediaset dopo l'acquisizione di Switchover Media. «Tra cinque anni, sul mercato della tv gratuita non ci sarà più distinzione tra canali generalisti e tematici mentre oggi la competizione si gioca sul telecomando: per far uscire lo spettatore dalla prigrizia dei primi nove tasti ed esplorare nuove offerte: ci vogliono canali "ancora" identificabili. Piuttosto: quanto potranno vivere a medio termine quei canali digitali che non riescono a raggiungere l'1% di ascolto?».

Il telecomando sarà sostituito dallo smart phone.
Per Stefano Parisi, presidente e fondatore di Chili Tv, il video cambierà come è accaduto con la musica, «passando dal download allo streaming» e dalla pirateria all'offerta legale. «Tra un po' non ci sarà più il telecomando e i programmi tv si sceglieranno tramite lo smartphone. E nel 2016, in Italia, ci saranno 15 milioni di tv interconnesse alla Rete». Il problema è sempre quello, la pirateria: «Sottrae circa 600 milioni di euro l'anno di mancati introiti al settore: non è possibile che dopo l'uscita in sala di un film passino tre mesi senza alcuna possibilità di distribuirlo legalmente, mentre impazzano i pirati. E poi ha senso finanziare con 110 milioni l'anno , da parte dello Stato, televisioni locali che non hanno ragione di essere, che non guarda nessuno?».

Mercato ibrido e allargato. Posizioni dominanti vietate.
Per sintetizzare, Zappia sottolinea come il mercato sia sempre più "ibrido": «Ogni operatore - dice l'amministratore delegato di Sky Italia - si contendere le risorse disponibili, in particolare l'attenzione degli spettatori. E' fondamentale ridefinire il perimetro del mercato oltre a tutelare il copyright delle produzioni originali, con una tutela valida per tutti, ma riconsiderando la tradizionale valutazione delle esclusive».

Il mercato si allarga e le Autorità ne devono tener conto: questo il messaggio lanciato dagli operatori. Il presidente dell'Agcom. Cardani, ricorda però che la legge, nel sistema tv, non proibisce solo l'abuso di posizione dominante, ma vieta la posizione dominante tout court. E che nella raccolta pubblicitaria (ma per l'Agcom - decisione del Consiglio che ha preceduto l'attuale - il mercato rilevante è quello della tv in chiaro, compreso il canone, che non è contendibile!) i rapporti tra concessionarie, centri media ed inserzionisti non solo mettono in forse l'efficenza del mercato, ma favoriscono la concentrazione.

Il mercato si è allargato ma i colli di bottiglia restano.

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