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Questo articolo è stato pubblicato il 06 dicembre 2012 alle ore 14:08.

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La gara delle frequenze rischia di essere un fallimento annunciato. Su questo é impossibile dar torto a Mediaset e a Tarak Ben Ammar. Sui motivi di questo possibile flop occorre avanzare qualche riflessione.

1) La concentrazione di risorse e diritti da parte di pochi soggetti, a partire dall'era della tv analogica, ha impoverito e non arricchito il sistema televisivo e audiovisivo nazionale. Mancando concorrenza e pluralismo - deu cose ben distinte, e anche su questo ha ragione Mediaset - sono mancati investimenti nell'innovazione, nei contenuti, nei nuovi talenti. Basta scorrere oggi i canali della televisione digitale, a partire dai generalisti, con qualche eccezione (Rai4, SkyArte, Iris) che conferma la regola.

2) La Ue ha modificato, in ritardo, la propria posizione. Si era accontentata di una mediazione al ribasso che si era tradotta nella delibera 181 dell'Agcom (25 reti alle tv nazionali per riprodurre l'assetto analogico) e poi nel beauty contest, dove le migliori frequenze erano destinate a Rai e Mediaset. Oggi l'Ue impone che le tre frequenze con autorizzazione ventennale vadano messe in gara escludendo chi ha quattro reti, cioè Rai e Mediaset. Da qui la possibilità che tale gara porti, al massimo, 2-300 milioni, se va bene e non certo il miliardo e mezzo ipotizzato da Mediobanca, con una giusta valutazione di mercato che però non tiene conto della realtà del sistema televisivo.

3) Le frequenze della banda 700 (canali 50-60 o 49-60 della banda UHF) varranno moltissimo nel prossimo futuro se prosegue l'attuale tendenza alla tramissione di video in banda larga mobile (Netflix, negli Usa, vale il 43% di tutto il dowmstream). Lo Stato e l'Agcom lo sanno e hanno messo in gara le relative frequenze 54,55 e 58 per soli cinque anni, sino al 2018. Dal 2016 su quelle frequenze si potrà fare la Lte, ma dopo due anni andrebbero restituite allo Stato per essere messe di nuovo in gara. Chi mai farà un'offerta? Non era meglio fare subito una gara aperta alle compagnie telefoniche su queste frequenze? Sì, a patto di rivedere le attuali assegnazioni per concentrare le tv nei canali dal 50 al 54-55, lasciando i più "alti" per la gara.

4) Così non è stato fatto. Restano le tre reti del lotto L, quelle assegnate per venti anni. Sky Italia potrebbe partecipare solo a quella composta dai canali 6 e 7 della banda VHF. Il Regolamento dice che avrà una copertura pari al 90% della popolazione. E' vero: ma milioni e milioni di quella popolazione, in particolare nel Nord Italia ma non solo, non vedranno il segnale di quel mux perchè non hanno un'antenna adatta!!!
Da un altro mux manca tutto il Nord Est, perchè il canale 24, uno di quelli che lo compongono, è stato assegnato per venti anni alla Rai in Emilia e in Friuli. Chi mai farà un'offerta per dei canali commerciali o dei canali pay senza il NordEst?

5) Si sconta il modo con cui si è attuato il digitale terrestre, assegnando tutte le frequenze senza tener conto del Piano di assegnazione dell'Agcom (dietro il quale c'era la competenza di un esperto del calibro di Antonio Sassano, di cui oggi Agcom e Governo hanno deciso di fare a meno). E si vede, peggio per molti italiani la tv digitale, e la Rai in particolare si vede poco e male.

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