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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2013 alle ore 07:17.

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Uomini contro macchine, o addirittura macchine contro macchine. C'è stato il colossale flash crash del 6 maggio 2010, quando assieme agli altri indici statunitensi il Dow Jones crollò di circa mille punti (oltre il 9%) in pochi minuti tra gli sguardi pietrificati degli operatori, per poi rimbalzare verticalmente recuperando le perdite in poche manciate di minuti. Ma c'è anche il recente Twitter flash crash di tre anni dopo, per la precisione del 23 aprile 2013: un tweet pirata partito dall'account dell'Associated Press con la finta notizia di due esplosioni alla Casa Bianca e del ferimento di Obama fa perdere istantaneamente al Dow Jones l'1%, anche in questo caso recuperando subito con un movimento a "V".

Sono solo i due casi più eclatanti del potere dei robot
Vale a dire di quei sistemi di high frequency trading che hanno profondamente mutato la struttura del mercato negli ultimi anni. Introducendo rischi nuovi e inediti, come hanno sottolineato una ricca serie di studi anglosassoni citati nell'eccellente Discussion Paper "Il trading ad alta frequenza. Caratteristiche, effetti, questioni di policy" pubblicato di recente dalla Consob. Non si tratta solo rischi per la qualità del mercato, ma anche di rischi sistemici.

I rischi sistemici
Secondo lo studio della Consob, i sistemi di HFT possono verificare fenomeni di profonda e rapida destabilizzazione di uno o più mercati. Per innescarli basta un problema a un singolo trader algoritmico: ad esempio un danno operativo (come un guasto dell'hardware) che a sua volta, influenzando le strategie degli altri high frequency traders, può avere ripercussioni sull'intero mercato fino a interessare anche altri mercati, data l'intensa operatività cross market di tali operatori. Un esempio: il 1° agosto 2012 Knight Capital, uno dei più grossi operatori HFT sul mercato statunitense, ha perso 440 milioni di dollari (pari a circa quattro volte il proprio utile netto dell'anno precedente) in soli 45 minuti di negoziazione per un errore nell'algoritmo di trading utilizzato. Nell'occasione, FIA EPTA (l'associazione dei principali trader europei) ha ribadito l'importanza per i partecipanti al mercato di lavorare con i regulators per minimizzare i pericoli per la stabilità delle Borse (Fia a suo tempo aveva pubblicato un paper con i test raccomandati alle trading firms quando vengono cambiate le tecnologie).

Crolli sempre più veloci e intensi
Ma la diffusione del trading ad alta frequenza può portare ad amplificare le pressioni ribassiste fino a generare situazioni di estremo caos negli scambi. Come nel citato flash crash del 6 maggio 2010, quando i "robot" hanno amplificato la caduta degli indici pur non essendone stati la causa scatenante. A dare il via alle danze è infatti stato un grosso ordine di vendita. In base alla ricostruzione degli eventi fatta dalla Sec (Securities and Exchange Commission, la Consob americana), gli ordini in vendita delle macchine hanno successivamente innescato altri ordini in vendita di altri "robot" creando un fenomeno di "patata bollente" (hot potato trading) per cui le controparti degli scambi erano entrambe HFT che continuavano a vendere. Amplificando le spirali ribassiste.

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