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Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2013 alle ore 16:56.

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Riapre la tv pubblica greca (dopo il licenziamento di 2.700 persone)

Si chiamerà Nerit, la nuova televisione pubblica greca, la cui chiusura in una notte con il conseguente licenziamento di tutti i suoi 2.700 dipendenti, orchestrali compresi, per un soffio non ha mandato a fondo il governo di coalizione guidato da Antonis Samaras e rimesso in discussione la permanenza stessa del paese mediterraneo nell'eurozona.

A quasi un mese dalla sua brusca e controversa chiusura, la tv pubblica greca riprende stasera o domani mattina le trasmissioni sotto un nuovo nome. Al momento sul canale che prima era usato dalla Ert si può vedere solo un'immagine di prova, con il logo "Helleniki Dimosia Tileorasi - EDT" (Televisione pubblica ellenica). Il segnale viene emesso dallo studio di una società privata di Atene.

Il vice ministro greco della Cultura, Pantelis Kapsis, citato dal sito del quotidiano Ekathimerini, ha riferito che la diffusione dei programmi inizierà «nelle prossime ore». Al momento si tratterà di una sorta di fase di transizione con film, documentari e programmi musicali in attesa del lancio della vera e propria nuova televisione pubblica, la Nerit, appunto. Il parlamento dovrà discutere domani una legge ad hoc, dopo che ieri sera è stato raggiunto un accordo politico fra i due partiti rimasti al governo, i conservatori di Nea Dimokratia e i socialisti del Pasok guidati da Evangelos Venizelos.

Il brusco annuncio della chiusura dell'Ert aveva provocato una crisi di governo con l'uscita dalla coalizione del partito Dimar (sinistra democratica) guidato dall'avvocato Fotis Kouvelis. I 2.700 dipendenti della Tv pubblica avevano nel frattempo continuato ad occupare la sede della tv, inviando trasmissioni di protesta via Internet.

La vicenda della chiusura della tv pubblica greca ha provocato una nuova ondata di scioperi in Grecia in un momento in cui il paese sembrava aver faticosamente imboccato la via dei sacrifici e della recupero del deficit delle partite correnti.

Il colpo di teatro del premier Antonis Samaras che doveva offrire alla troika 12.500 dipendenti pubblici in mobilità entro giugno scorso, limite poi scivolato a settembre, anticipando il licenziamento dei 2.700 dipendenti della tv pubblica, è parso un passo falso, un tentativo di giocare con il fuoco della peggiore crisi economica globale.

Nessum paese dell'eurozona è privo di una televisione pubblica e Samaras, sotto pressione da parte della troika, ha voluto additare gli sprechi e le inefficenze della tv statale, chiudendola in una notte. Voleva fare un colpo alla Ronald Reagan contro i controllori di volo, una sorta di shock per la sonnolenta burocrazia del paese, ma ha sbagliato bersaglio. Non poteva colpire un settore più visibile e sensibile nella pur giusta battaglia contro un settore pubblico sclerotizzato.

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