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Questo articolo è stato pubblicato il 18 luglio 2013 alle ore 22:00.
L'ultima modifica è del 18 luglio 2013 alle ore 11:30.

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Le posizioni, ancora una volta, sono diverse, a cominciare dai renziani, che già ieri in una nota definivano «oggettivamente indifendibile» la linea del ministro Alfano, chiedendo al partito di sostenere la richiesta di dimissioni del ministro. Nel folto gruppo dei senatori firmatari della richiesta, il vicecapogruppo Pd a Palazzo Madama, Stefano Lepri, e da Roberto Cociancich, Andrea Marcucci, Rosa Maria Di Giorgi, Laura Cantini, Stefano Collina, Vincenzo Cuomo, Isabella De Monte, Mauro Del Barba, Nicoletta Favero, Nadia Ginetti, Mario Morgoni e Venera Padua. Sempre ieir, il sindaco di Firenze affidava invece ad una commento pubblicato sulla sua newsletter una netta presa di posizione sulle voci che vogliono le polemiche sul caso kazako dovuto alla sua voglia di far cadere l'Esecutivo per tornare al voto: «Dicono che tutta questa vicenda nasca dalla mia ansia di far cadere il Governo. Ma la realtà dei fatti è che io non ho alcun interesse a far saltare il Governo Letta».

Tra le ripercussioni interne ai democrat, la giornata di ieri registrava anche la richiesta di un chiarimento interno, presente Letta, emersa nel corso della riunione della segreteria del partito. A presentarla, il bersaniano Alfredo D'Attorre, cui si sono uniti anche di altri settori del partito, come i giovani turchi, con Fausto Raciti. L'occasione per il chiatriomento interno potrebbe essere al riunione della direzione del Pd in programma il prossimo 31 luglio, che vede all'ordine del giorno il confronro sulle regole congressuali. Alla direzione potrebbe essere chiesta la partecipazione dello stesso premier.

Sul giallo kazako si va, dunque, verso un muro contro muro tra lettiani e renziani. I primi temono qualsiasi mossa che possa mettere a repentaglio la stabilità dell'Esecutivo delle larghe intese con Pdl e Scelta civica. I secondi invece spingono per chiarire le responsabilità di quanto accaduto in ocasione del rimpatrio della moglie e della figlia del dissidente kazako Ablyazov. Sullo sfondo, il congresso che si terrà in autunno, e la partita per la segretaria e la poltrona di presidente del Consiglio.

Fissata dunque per domani la discussione della mozione di sfiducia individuale contro il ministro dell'Interno (e il voto in Aula). Grillini e Sel hanno annunciato il voto a favore; contro la Lega. Scelta civica deve ancora decidere, e un Pd al suo interno frammentato avrebbe dovuto tirare le somme proprio nell'incontro con il segretario Epifani, slittato ad oggi. Un cambiamento di programma che dimostra come le distanze all'interno del partito si siano fatte consistenti, pur senza sfociare in una spaccatura ufficiale.

Ieri sera, vertice anche in casa Pdl, per ribadire la linea di totale appoggio ad Angelino Alfano da parte del centrodestra, con il leader Berlusconi convinto a non voler cedere di un millimetro rispetto alle richieste di passo indietro del vicepremier giunte dal Pd. Forte l'attesa per il discorso di Giorgio Napolitano alla cerimonia del Ventaglio di oggi quando, come si attende in ambienti del Pdl, il capo dello Stato potrebbe ribadire la
necessità di un esecutivo stabile per il Paese. Un monito che sposerebbe, come ritenuto al vertice, la linea di "difesa" di Alfano al Viminale.

Il premier Enrico Letta, parlando da Londra dei contrasti interni alla maggioranza, si è detto certo che «il governo supererà anche questi ostacoli», ma i giorni che lo attendono saranno - è prevedibile - sul filo del rasoio, e questa volta a impensierire l'inquilino di Palazzo Chigi sembrano essere più le fibrillazioni che agitano il Pd rispetto a quelle del Pdl. Fibrillazioni che ieri avevano il volto e la voce di Matteo Renzi, che sul caso ha usato toni da ultimatum: «Prendo atto che il vicepresidente del Consiglio riferisca in aula, ma - ha affermato ieri il sindaco di Firenze - sia il Presidente del Consiglio a valutare quello che é accaduto. Immagino che Enrico Letta andrà in aula e dovrà esprimere la sua opinione. Ascolto Alfano, ma io aspetto Letta». Un'uscita che ha spinto il segretario del Pd Guglielmo Epifani ad alzare la voce: il Governo non può essere sottoposto a continue fibrillazioni e ostacoli quotidiani.

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