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Questo articolo è stato pubblicato il 19 luglio 2013 alle ore 09:28.

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Nella foto il premier Enrico Letta (a destra) durante il suo discorso nell'Aula del Senato; a sinistra il ministro dell'Interno, Angelino Alfano (AP Photo)Nella foto il premier Enrico Letta (a destra) durante il suo discorso nell'Aula del Senato; a sinistra il ministro dell'Interno, Angelino Alfano (AP Photo)

Casson (Pd) cita Cicerone: Quo usque tandem?
A dare voce al disagio di larga parte del Pd, che nei giorni scorsi ha visto un aspro dibattito interno sull'opportunità di appoggiare il ministro dell'Interno, l'intervento di Felice Casson: «Nessuno può fare lo struzzo, le ombre sono ancora tante e chiedo, chiediamo, la verità. Solo il vincolo di partito mi impone di votare contro la mozione di sfiducia» ma «quo usque tandem...?»., conclude citando un'orazione di Cicerone nella quale chiedeva fino a che punto Catilina avrebbe abusato della pazienza dei senatori romani.

Zanda (Pd): no a sfiducia, ma fare chiarezza su caso Shalabayeva
La posizione del Pd - che ieri ha decisio di appoggiare il ministro dell'Interno votando contro la sfiducia ad Alfano ma insiste nel chiedergli un passo indietro" per il Paese" è spiegata dal capogruppo Luigi Zanda: «Le ragioni per le quali tre mesi fa il Pd ha concorso a dare all'Italia un Governo presieduto dal suo vice segretario nazionale, non sono venute meno. Il lavoro da fare é ancora lungo». Per questo, il partito conferma «con convinzione la fiducia al governo Letta» e respinge «la mozione di sfiducia di due partiti di opposizione nei confronti di Alfano», anche se oocorre fare luce sui contorni del "giallo kazako: «Solo una verità assoluta può archiviare il caso», facendo chiarezza «su quali forze, interessi e connivenze abbiano mosso come burattini le forze di polizia italiane». In un passaggio conclusivo, pero', Zanda ribadisce la linea del passo indietro: «Signor ministro, forse potrebbe essere utile valutare se nelle 24 ore della sua giornata ci sia abbastanza tempo per la segreteria del suo partito, il ministero dell'interno e il ruolo di vicepremier».

Il malumore del Pdl per il discorso del capogruppo Pd Zanda
Gelo nei banchi del Pdl durante l'intervento di Zanda, molto duro nei confronti di Alfano. In vari passaggi, il leader Berlusconi scuote la testa, scambiando sguardi con il vicepremier seduto ai banchi del governo. Ad esprimere il malumore del centrodestra ci pensa, a sfiducia scampata, Fabrizio Cicchitto: «Prendiamo atto che l'on. Zanda ha contestato alla radice il presidente Napolitano sul decisivo punto costituito dal rifiuto della "responsabilità oggettiva" del ministro e si è collocato lungo un filone culturale e politico di stampo giustizialista e stalinista che ben conosciamo e che ha segnato negativamente la storia di questo Paese». L'assenza di questa «aberrazione» nella relazione del premier, pero', consente «di ribadire la validità dell'alleanza di governo che evidentemente dovrà fare anche i conti con le insidie che verranno» posizioni come quella espresse da Zanda e "Repubblica".

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