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Questo articolo è stato pubblicato il 27 agosto 2013 alle ore 18:24.

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Eppure Berlino come capitale delle nuove tecnologie cresce. La spiegazione migliore sta nello slogan di Wowereit, «Berlino povera ma sexy». Entrambi gli aggettivi sono importanti come elemento di attrazione. La città resta a basso costo rispetto ad altre capitali europee, sia per gli alloggi, sia per gli uffici (e per i primi tempi si può sempre rimediare con il tavolino di un caffè), potendo contare sulle aree tuttora derelitte dell'ex Berlino Est che si stanno riqualificando e offrono spazi di lavoro condivisi, sia per il personale specializzato, anche se il boom dell'ultimo paio d'anni ha cominciato a produrre qualche rialzo di quotazioni.

L'altro elemento è però altrettanto decisivo: attirati da una città oggi considerata dalle generazioni dell'era di internet la più cool d'Europa, decine di giovani arrivano ogni settimana per mettere a disposizione le proprie idee e i propri talenti. I fondatori di SoundCloud, una piattaforma di scambi di musica che ha oggi 20 milioni di utilizzatori ed è considerata il maggior successo delle start up berlinesi, sono due svedesi, trasferitisi a Berlino esattamente per queste due ragioni: il basso costo di operazione e la vivacità culturale della città, soprattutto in campo musicale.

Inoltre qualcosa si sta muovendo, anche in modo spontaneo, per creare l'infrastruttura necessaria. Secondo uno studio del Fraunhofer Institut per la ricerca sull'innovazione, ci sono circa 500 investitori (molti venuti dall'estero) che nel 2011 hanno fornito agli stadi iniziali delle start up 926 milioni di euro. Si tratta di briciole rispetto ai 30 miliardi di euro l'anno che negli Stati Uniti finanziano lo stesso segmento, ma è un progresso. L'acceleratore europeo Startupbootcamp ha qui la sua sede principale: le ragazze di Frestyl lo hanno utilizzato per un programma di tre mesi molto intenso, alla fine del quale sono state in grado di mettere in piedi il proprio business e ora sono nella fase di chiusura del finanziamento. A novembre 2012 avevano partecipato insieme a un'altra decina di start up a un incontro con investitori organizzato dall'ambasciata d'Italia a Berlino e da Intesa Sanpaolo (che con la sua Startup Initiative ha portato le migliori realtà italiane a confrontarsi con potenziali finanziatori a Berlino e in altre 5 piazze estere). Un altro acceleratore è appena stato lanciato nella capitale tedesca dal colosso dei media tradizionali, Axel Springer, con il leader di mercato californiano Plug and Play Tech Center.

Gli eventi organizzati mensilmente da Silicon Allee e che sono cominciati al St. Oberholz si stanno evolvendo da occasioni di networking a momenti di formazione. Così come Digitaly, il circuito informale fra gli italiani di Berlino fondato da Silvia Foglia, di Twago, e Alessandro Petrucciani, di Klash (che ha creato una app delle "sfide impossibili" molto popolare nei college americani). «Abbiamo aperto una pagina su Facebook - dice Foglia - e in poco tempo eravamo 400. Gente della scena delle start up, persone che lavorano nell'ambito della tecnologia, molti residenti a Berlino, qualcuno di passaggio. Nato dall'esigenza di conoscersi, oggi è occasione di presentazioni di start up e di formazione». All'ultima riunione, Bassoli e le sue socie di Frestyl, Emanuela Tumolo e l'americana Johanna Brewer, hanno trovato il programmatore che gli serviva.

Digitaly, secondo Foglia, è anche un modo per creare sinergie fra Berlino e l'Italia. Un flusso che per ora sembra andare in una direzione sola.

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